Afgano col reddito di cittadinanza tenta di stuprare una 18enne: scarcerato

La storia delle politiche migratorie in Italia portano il nome di Amadi Riza. Un immigrato afgano 34enne, sbarcato da clandestino in Italia nel 2007, che ieri ha molestato sessualmente una diciottenne in via del Corso. Fermato, condannato e liberato in poche ore. Per il giudice “l’immigrato non ha colto la gravità del gesto”. Quindi resta libero di passeggiare e palpeggiare le ragazze.
Il Messaggero ha ricostruito l’allucinante vicenda, con l’altrettanto incredibile sentenza. Il profugo ha avvicinato una ragazza che stava guardando le vetrine in via del Corso a Roma e l’ha palpeggiata. E alle urla e ai tentativi della diciottenne di difendersi, ha continuato a molestarla, mettendole le mani sul petto.

Afgano, prima clandestino, ora col reddito di cittadinanza
Lui si chiama Amadi Riza, per fortuna una pattuglia della Polizia di Stato l’ha arrestato in flagranza di reato. Ieri il Tribunale ha condannato l’imputato, processato per direttissima con tiro abbreviato, a un anno e quattro mesi di reclusione per violenza sessuale attenuata e ha accolto la richiesta della difesa di concedergli la sospensione della pena. L’uomo, da 17 anni in Italia, ha i documenti in regola, è disoccupato e percepisce il reddito di cittadinanza. Era incensurato e così i suoi legali hanno chiesto al giudice di concedergli un’ultima possibilità. Un altro passo falso e finirà in carcere.
Riza ha detto al giudice che la ragazza era consenziente. Lui si trovava in via del Corso per le sue solite passeggiate mattutine e sarebbe stata la diciottenne a chiedergli di avvicinarsi e farsi toccare il seno per poi arrabbiarsi senza alcun motivo.
La difesa: “Non ha ancora capito i costumi italiani”
Secondo «la difesa di Riza, invece, si tratterebbe di un gesto di “follia passeggera”, l’uomo si trova in Italia da diciassette anni e non ha mai commesso reati di questo tipo, ha sottolieneato l’avvocato. A suo carico c’era solo un decreto penale di condanna del 2007 per immigrazione clandestina. Ma la sua posizione era poi stata regolarizzata. Per il legale dell’imputato non ci sarebbero state né violenze, né minacce. L’afgano avrebbe insistito nel suo gesto solo perché non ne aveva colto sin dal primo momento la gravità. Per questo la difesa ha chiesto al giudice il minimo della pena con sospensione condizionale. E il giudice ha accolto la richiesta. Riza è di nuovo libero».