Aggiornamenti sulla salute di don Fabio Rosini: grande mobilitazione social per il prete romano

don Fabio Rosini (1)

Don Fabio Rosini si sta riprendendo dall’ictus causato da una occlusione alla carotide. Il 61enne sacerdote romano, dopo un’operazione durata diverse ore, è fuori pericolo. Ha pranzato seduto e da solo, parla anche senza fatica, muovendo bene la parte sinistra. Saluta e ringrazia tutti per le preghiere che gli sono state fatte pervenire da amici sacerdoti.

“La ripresa – dicono i familiari del sacerdote – non sarà breve ma ha già ricominciato a muovere gamba e braccio sinistri che ieri invece erano bloccati. È cosciente e sereno e sa di essere accompagnato dalla preghiera di tutti noi”.

Don Fabio Rosini è direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma, molti lo hanno seguito e apprezzato per le sue catechesi e i suoi commenti al Vangelo tramite i media vaticani. Non a caso, i social sono invasi da catene di preghiera e di solidarietà per

Al blog I percorsi di San Francesco, don Fabio Rosini, che  aveva raccontato i suoi problemi di salute. Un carcinoma che lo aveva già messo a dura prova.

Don Fabio Rosini e l’esperienza con la malattia

«Da sempre – ha raccontato il sacerdote capitolino – la croce è il luogo dell’opera di Dio più incisiva sulla vita di qualunque cristiano. Per me la malattia è stata davvero una strada di salvezza perché, azzerando tutto, mi ha permesso di ricostruire dalla radice. Le persone che ho intorno mi dicono che sono stato “migliorato” dal tumore. Non c’è nulla da fare: la fragilità è il luogo vero e proprio dell’incontro con Dio». Eppure don Fabio è noto per essere un prete molto attivo… «Ho viaggiato tanto nella vita, Europa, Asia, Africa», replica, «ma i viaggi più importanti li ho fatti steso su un letto di ospedale». Perché? «C’è sempre un braccio di ferro durante la malattia. Tutti noi la rifiutiamo all’inizio. Ma quando uno “molla” e si abbandona a Dio, allora accadono sorprese».
«Ho visto dei malati terminali brillare come fari nel buio». E l’esempio citato è quello di Chiara Corbella, la giovane mamma che aveva rinunciato a cure troppo aggressive contro un tumore per portare a termine la gravidanza e per la quale la diocesi di Roma ha aperto la causa di canonizzazione. Don Fabio la conosceva bene e non si fa pregare: «Ricordo che, nell’ultima Pentecoste (era il 2012) Chiara, ormai alla fine, aveva partecipato alla liturgia: in quel momento era lei, senz’ombra di dubbio, la persona più luminosa e felice in quella chiesa, anche se sarebbe morta pochi giorni dopo. Ecco: la malattia rende semplici, l’essenzialità diventa disarmante e, nello stesso tempo, il dolore si fa offerta. Ma finché uno non molla, non accade niente».