Altri 680 morti. In Italia è strage di medici, più che nel resto d’Europa

Sono 17.572 i contagi da coronavirus resi noti oggi in Italia secondo i dati diffusi nel bollettino della Protezione civile, e i medici sono in prima linea. Da ieri sono stati registrati altri 680 morti che portano il totale a 66.537 dall’inizio dell’emergenza legata all’epidemia. Sono 1.220 i nuovi contagi da coronavirus nel Lazio secondo il bollettino reso noto oggi. Da ieri sono stati registrati altri 40 morti. “Roma resta sotto i 600 casi, 538 oggi” dice l’assessore regionale alla Sanità e all’Integrazione socio-sanitaria Alessio D’Amato.
260 i medici morti dall’inizia della pandemia
Ci sono stati 260 medici morti in Italia, “il numero più grande in Europa. Una catastrofe. Abbiamo scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte perché ci preme portare alla sua attenzione l’elevato numero dei medici deceduti in Italia nell’esercizio della professione, quasi due medici al giorno. Ogni giorno. Una cifra esorbitante se rapportata ad altri Paesi d’Europa. In Francia 50 (di cui 5 ospedalieri) 22 sanitari in Germania, 36 in Inghilterra , in Spagna 70 (a luglio erano 61, mentre in Italia eravamo già a quota 178)”. Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani e medico di famiglia di Roma, ha inviato oggi una lettera al premier perché ci sia un’attenzione elevata sul tema.

Il sindacato: “Qualcosa non ha funzionato”
“Qualcosa – continua Onotri – non ha funzionato nella prima ondata della pandemia, dove siamo stati colti tutti di sorpresa, e continua a non funzionare oggi, nonostante avremmo dovuto essere più preparati. La conclusione a cui si giunge è che si continua a lavorare non in sicurezza, considerando che abbiamo più vittime tra coloro che svolgono attività ordinaria piuttosto che tra coloro che lavorano nei reparti di malattie infettive. La metà delle vittime è rappresentata dai medici di medicina generale (medici di famiglia, guardie mediche, medici del 118) quei medici che l’informazione, anche istituzionale, etichetta come nullafacenti, restii rispetto al loro dovere, recalcitranti dinanzi alla loro mission”.
I medici disponibili continuamente
“Si riesce ad immaginare quanto tutto questo possa essere doloroso per tutti quei medici che da marzo scorso stanno stringendo i denti per cercare di dare una risposta a tutti i loro pazienti, siano essi affetti da Covid o meno. Rinunciando anche ai riposi, sacrosanto diritto, con una disponibilità 7 h su 7 12 h al giorno, sacrificando sé stessi e le proprie famiglie?”. aggiunge Onotri. “Vorrei ricordare che il 60% della professione è rappresentato da donne, che continuano ad essere impegnate in prima linea nella lotta alla pandemia e nel contempo continuano ad essere occupate nelle pratiche di accudimento (figli minori, genitori anziani) con tempi di conciliazione che non hanno più nulla di umano, vittime, esse stesse, di una situazione grave che sicuramente genera ansia per la propria salute e per quella dei propri cari”.
“Non ci riconosce la dignità di lavoratori”
“Si può immaginare – si legge nella lettera – l’effetto devastante che una campagna mediatica denigratoria nei confronti dei medici può avere sui familiari dei morti? Dei nostri morti? Familiari per i quali non c’è alcun indennizzo perché i medici di medicina generale sono liberi professionisti. Liberi professionisti a cui non si esita a dare ordini di servizio, fino a decidere che non hanno diritto neanche ad un giorno di riposo. Liberi professionisti a cui non si riconosce la dignità di lavoratori. Neanche da morti. Non richiamiamo qui il problema di tutto il personale sanitario contagiato. Circa 30mila nel solo mese di ottobre”.
“I medici non sono eroi, ma neanche imputati”
“Auspichiamo che le decisioni prese per contrastare la pandemia tengano conto del grido di dolore degli operatori sanitari. Ormai allo stremo delle forze, mandati in trincea a volte senza mezzi o con mezzi insufficienti. Non siamo eroi, ma non vogliamo essere neanche imputati, additati come responsabili di inefficienze e disorganizzazione che non dipendono da noi”, conclude Onotri. “Non pretendiamo gratitudine o ringraziamenti, ma chiediamo tutele e il doveroso rispetto che uno Stato dovrebbe avere nei confronti dei suoi “caduti”, nei confronti di coloro che ogni giorno onorano il giuramento che hanno prestato, anche a costo della vita”, conclude Onotri.