Aziende cinesi sotto la lente dei servizi segreti: spesso nascondono attività illecite

aziende cinesi

“Significativa attenzione informativa è stata dedicata al fenomeno, emerso a più riprese anche in sede investigativa, della ciclica attivazione e cessazione, in un breve lasso di tempo, di variegate aziende, riconducibili a cittadini cinesi, disseminate sul territorio nazionale e attive perlopiù nel settore manifatturiero e del commercio al dettaglio, che hanno accumulato ingenti debiti nei confronti dell’Erario”. E’ quanto si legge nella ‘Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza’ 2021 che prende in esame il “fenomeno delle aziende cinesi con ‘breve ciclo operativo'”.

“Le aziende cinesi facenti parte del descritto schema – continua la relazione – vengono tenute in vita per periodi non superiori a due o tre anni, ottemperando così a una rigorosa tempistica, frutto di esperienze illecite consolidate, ritenuta sufficiente ad accumulare ingenti debiti erariali, a titolo di mancato versamento degli oneri fiscali e previdenziali. Il modus operandi più ricorrente, emerso a livello informativo, prevede, contestualmente alla liquidazione delle ‘vecchie‘ imprese, in grado peraltro di far registrare significativi utili di esercizio, la costituzione di nuove attività commerciali, in una sorta di meccanismo di continuità aziendale, capaci a loro volta di porre in essere ulteriori attività illecite”.

Non solo le aziende cinesi, anche i flussi migratori preoccupano

“Instabilità politica, conflitti armati, incremento demografico, cambiamento climatico, precarie condizioni socio-economiche ed effetti della crisi sanitaria da Covid-19 hanno inciso, quali fattori di innesco, sull’andamento dei flussi dell’immigrazione irregolare in direzione dell’Italia. Fenomeno che ha fatto registrare un trend incrementale per tutto il 2021 rispetto a quanto registrato nel 2020”. E’ quanto si legge nella ‘Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza’ 2021 sui flussi migratori.

“In tale contesto, il monitoraggio intelligence – si sottolinea – è stato indirizzato verso le principali direttrici dei flussi migratori – confermando la Libia quale primo Paese di partenza dei migranti diretti verso le coste italiane, seguita da Tunisia e Turchia –, il modus operandi dei network criminali presenti in maniera capillare nelle principali aree interessate dal fenomeno, nonché, in stretto raccordo con le Forze di polizia, il rischio di ingerenze controindicate nei flussi, sebbene non emergano tuttora evidenze circa l’utilizzo strutturato dei canali dell’immigrazione clandestina per il trasferimento di jihadisti”.