Baby Gang, la lettera dal carcere: ‘Mi spaventa essere marchiato a vita’

Baby Gang, foto di un suo recente album

Il rapper Baby Gang, noto anche come Zaccaria Mouhib, ha inviato una toccante lettera a Niccolò De Devitiis, inviato de Le Iene, dalla sua cella nel carcere di Busto Arsizio.

Dopo la revoca degli arresti domiciliari, il giovane artista di Lecco si ritrova nuovamente dietro le sbarre Dal carcere ha espresso il suo disagio e la sua disperazione attraverso questa missiva.

Lettera di Baby Gang alle Iene

Nella lettera, Baby Gang descrive le condizioni difficili della sua detenzione, evidenziando il freddo e l’umidità della cella, il mancato riposo e il senso di oppressione che lo circonda. Tuttavia, il suo appello a Niccolò De Devitiis è incentrato sulla richiesta di aiuto per far luce sulla sua situazione.

La decisione di riportare Baby Gang in carcere è stata motivata dalla pubblicazione su Instagram di due foto dal set di un videoclip. Per il lancio di un singolo tratto dal suo ultimo album, “L’angelo del male”.
Nelle immagini, il rapper mostra il braccialetto elettronico e impugna una pistola circondato da pacchi di marijuana. Sebbene gli oggetti in questione fossero soltanto utilizzati come scenografia. Queste foto, tuttavia, non sono state pubblicate dal rapper stesso, bensì dal suo manager, Marilson Paulo Da Silva.

‘Mi spaventa essere marchiato a vita’

Secondo quanto riportato, la lavorazione del videoclip era stata autorizzata. Il che rende ancora più sorprendente la decisione dei giudici di riportare Baby Gang in carcere.

La motivazione addotta è che tali post rappresenterebbero una comunicazione con un numero indeterminato di soggetti. E che l’oggetto delle foto costituirebbe un’aggravante, dimostrando “il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di reato”.

Nella sua lettera, Baby Gang ammette di essere colpevole di aver girato il videoclip e di aver lasciato la gestione dei suoi account social al manager. Il quale ha pubblicato le foto incriminate. Tuttavia, esprime la sua incredulità di fronte a un sistema giudiziario che lo ha prima autorizzato e poi incarcerato per le stesse azioni.

Spaventato per il futuro della sua carriera

Il rapper sottolinea di non essere un pericolo per la società e manifesta il suo timore per il futuro della sua carriera, temendo di essere segnato a vita da questa esperienza. Ha inoltre iniziato uno sciopero della fame come forma di protesta. Nella speranza di risolvere la sua situazione prima del suo prossimo compleanno, il 26 giugno, che non vuole festeggiare dietro le sbarre come gli ultimi sei.

La vicenda di Baby Gang solleva importanti questioni riguardo alla giustizia e alla libertà di espressione. Mettendo in luce le contraddizioni di un sistema che talvolta sembra punire più la notorietà che il reato stesso.

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