Basta con le teste in giù: la sinistra non evochi più la barbara macelleria di piazzale Loreto

meloni testa in giu (2)

Siamo alle solite, e loro sono sempre i soliti. Stavolta tocca di nuovo a Giorgia Meloni essere appesa a testa in giù (prima era toccato al suo libro best-seller). E sono state le “nuove partigiane” del poco conosciuto gruppo pseudo femminista “non una di meno” (ma che vorrà dire?) a esporre a testa in giù oltre la Meloni anche il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella e di Maria Rachele Ruiu di Pro Vita & Famiglia. La barbarie di appendere chi la pensa in maniera diversa da loro è un riferimento alla ferocia antifascista di piazzale Loreto, dove i cadaveri degli assassinati fascisti furono appesi per i piedi. Tutti gli storici e anche il buon senso hanno definito questa macelleria come uno degli atti più bassi della lotta politica comunista. Esecuzioni sommarie senza processo e poi il vilipendio delle salme è qualcosa di inconcepibile.

I sedicenti pacifisti che applicherebbero se potessero la pena di morte

Eppure gli antifascisti rivendicano ancora oggi questo gesto bestiale, pur dicendosi d’altra parte pronti a “soccorrere” tutti i clandestini dell’Africa e a dichiararsi sempre contrari alla pena di morte, salvo quando la danno loro. Pena di morte che in Italia la applicarono per lo più i terroristi di sinistra, anche se non solo, nei confronti di innocenti. Questa è la negazione della democrazia e della libertà: come bruciare vivi un ragazzo e un bambino, come assassinare due missini disarmati nella loro sezione, come sparare nel mucchio davanti ad Acca Larenzia, come uccidere un 18enne a colpi di chiave inglese. Questa subcultura della violenza pervade ampi strati dell’antifascismo sin dalla guerra civile, quando vedemmo giovani e donne assassinati dalla furia partigiana, come un vecchio di 70 anni, uomo di cultura non violento.

La deriva violenta della sinistra deve finire

Questa deriva di certa sinistra deve finire, e a tutti i costi. Striscioni dei vari esponenti politici a testa in giù, manifesti, manichini impiccati, immagini bruciate. Basta, basta, basta. L’Italia viene spinta in un abisso peggio della Cambogia degli khmer rossi. E poi per via di una minoranza di sinistra rabbiosa, frustrata, che ha visto la perdita del suo potere impunito, con il quale alimentava il suo grande business moderni, come la tratta degli schiavi. Non abbiamo dubbi che il governo Meloni non solo sarà capace di mantenere il suo sangue freddo, forte del consenso degli italiani, ma anche che si saprà difendere dagli attacchi biechi e vigliacchi di chi non vuole riconoscere i bivi della storia. Il fascismo è finito, certo, ma anche il loro comunismo è finito. E’ ora che comincino a rendersene conto.