Berlusconi domani sarà a via della Scrofa, Meloni: “La sinistra si metta l’anima in pace, risolleveremo la nazione”

Domani pomeriggio Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si incontreranno nella sede di Fratelli d’Italia: il Cavaliere tornerà in via della Scrofa a distanza di quasi trent’anni. Era il 1994 quando l’allora imprenditore, appena entrato in politica, aveva dato via al Polo delle libertà.
Oggi le parti sono invertite: come ha detto perfidamente Marco Follini, “adesso Berlusconi è come l’Udc, per la legge del contrappasso”. Allo stesso modo, la vecchia volpe democristiana è convinto che “il governo di centrodestra si farà e durerà”. Quindi domani, a via della Scrofa, si dovrebbe siglare il patto che darà il via al governo Meloni.

La sinistra dunque “si metta l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione”, dice la leader FdI dopo aver passato la domenica a rintuzzare gli “attacchi scomposti della sinistra”. E dopo una serie di contatti telefonici con il Cav, pone le premesse per una tregua, dopo le tensioni che hanno reso turbolenta la partenza della nuova maggioranza. Ci sarà un faccia a faccia, domani intorno alle 16, negli uffici di FdI. Con l’auspicio di entrambe le parti di un epilogo ben diverso rispetto all’incontro di giovedì scorso alla Camera.
Meloni e Berlusconi troveranno la quadra su Giustizia e altri discasteri
Intanto si è stemperato il clima, grazie al lavoro “di fioretto” dei pontieri, lungo l’asse fra Gianni Letta (che oggi è andato ad Arcore) e il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Un punto di caduta potrebbe alla fine trovarsi sulla Giustizia. Meloni per quel posto pensa da tempo all’ex magistrato Carlo Nordio. Ma, secondo varie ricostruzioni, ci sarebbero margini di trattativa. In alternativa Berlusconi è pronto a rivendicare il Viminale (con una figura di alto profilo, di garanzia), o il Mise, che è però uno dei dicasteri chiave per la premier in pectore. Altrimenti, in ultima istanza, Forza Italia chiederebbe un ministero in più di quelli della Lega.
Finora sono quattro quelli attribuibili a Forza Italia, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani. Ad ogni modo, l’esito della trattativa dovrà incastrarsi con i desiderata della Lega, che non sembra incline a rinunciare al Viminale, e si è già assicurata il Mef con Giancarlo Giorgetti (a meno che si riapra l’opzione di Fabio Panetta). Su un aspetto Meloni non transige: la volontà di avere ministri di alto profilo e chiudere senza perdere tempo, entro il 25 ottobre. “Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, ha scritto Meloni criticando gli “attacchi scomposti della sinistra, un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”.