Beve tre bottiglie di alcol su TikTok e muore: è l’ora di correre ai ripari

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Se in un dramma si vuole scorgere qualcosa di buono, possiamo prendere atto di come non sia verosimilmente vero che la piattaforma TikTok in Cina non trasmette solo contenuti educativi, ma è solo un eufemismo a fronte della morte dell’ennesimo ragazzo per una assurda sfida sul web.

Il trentaquattrenne, noto sulla rete come Sanquiange, o Fratello Tremila, è stato trovato morto poche ore dopo aver trasmesso sui suoi canali la sua non edificante performance, partecipando ad una competizione con un altro influencer che consisteva nel bere Baijiu, un distillato cinese con gradazione alcolica tra il 40% e il 60%.

La sfida consisterebbe nel bere quanto più possibile per vincere conto i loro rivali in cambio di non è dato capire quale premio o punizioni per il perdente. Da quanto è dato conoscere da chi ha visto il video, l’influencer avrebbe finito tre bottiglie prima di iniziare con una quarta.

Ecco che, nuovamente, si pone il problema dei danni che possono derivare da un uso scorretto dei social e dei pericoli a cui è possibile andare incontro.

Il problema, infatti, è quello che questi video e questa sfide, tendono a diventare virali specialmente tra i giovani e hanno tra i loro effetti principali quello di condurre all’emulazione. Ne abbiamo costanti evidenze e i casi di giovanissimi morti per avere partecipato alla Benadryl Challenge (la sfida che prevede il consumo di questo medicinale o altri con effetti allucinogeni e riprendersi per far vedere in rete gli effetti), alla blackout challenge (l’assurda gara di chi realizza propri video mentre si stringe al collo corde o cinte per far vedere fino a che punto resiste) o ad altre assurde sfide.

Alcune nazioni hanno vietato l’uso di TikTok sui dispositivi di funzionari governativi così come l’Unione Europea in quanto il colosso cinese non offre garanzie sulla sicurezza dei degli utenti; da più parti è, infatti, considerato uno strumento di spionaggio da parte del Governo di Pechino.

Ma i social come TikTok pongono un diverso e più grave problema a causa del loro uso e di come i loro gestori, per fidelizzare il loro pubblico, siano propensi a far generare contenuti che inducano gli utenti a trascorrere il maggior tempo possibile su queste piattaforme, rivolgendosi in particolare ai giovani

Infatti, durante gli dell’adolescenza, il cervello è sottoposto ad una trasformazione e ricostruzione della corteccia prefrontale, la parte che regola i comportamenti sociali, l’espressione della personalità ed il processo decisionale e gestisce lo stato emotivo. In altre parole, gli adolescenti fanno di tutto per integrarsi e hanno, tra le tante malattie nate da internet, la FOMO (Fear Of Missing Out), la paura di lasciarsi scappare occasioni o eventi di socializzazione e la necessità di essere sempre al passo con le novità del momento. L’emulazione fa parte integrante di tutto ciò.

In tal senso fa piacere la notizia delle azioni intraprese negli Stati Uniti da diversi distretti scolastici, tra i primi quelli di Seattle, nei confronti delle grandi multinazionali dei social, a cominciare da TikTok, accusate di avere contribuito a generare la crescente crisi di salute mentale giovanile con comportamenti manipolativi di una fascia di età particolarmente debole e sensibile.

Ma c’è da temere che, anche se come è sperabile il giudizio porti ad accettare le responsabilità dei colossi del web, la diffusione dei social sembra inarrestabile.

Troppe parole sono già state inutilmente spese fino ad oggi per porre in evidenza l’illusorietà dei social che portano l’utente a creare intorno a sé stesso una comfort zone che, in realtà, li allontana dal mondo reale e determina una commistione tra vita reale e virtuale dove i confini sono sempre più labili fino quasi a sparire.

Un’operazione di educazione digitale, con la collaborazione di scuole e famiglie, sarebbe indispensabile, ma questa è resa quasi impossibile dai messaggi che vengono proprio dai sempre più popolati social dove sedicenti guru di vent’anni si permettono di pontificare nei confronti di chi, non seguendo il loro esempio, è costretto ad una vita di infelicità, di non visibilità e stipendi di 1.300,00 e al mese.

Gianni Dell’Aiuto

Avvocato – Autore dei libri. Homo Googlis e Oltre l’Homo Googlis