Bimba nata morta al Grassi di Ostia: aperta un’indagine

Un padre distrutto dal dolore, una madre che ha portato in grembo per nove mesi la sua bambina senza poterla mai stringere tra le braccia. È la tragica storia che ha colpito una giovane coppia di Fiumicino, la cui piccola è nata senza vita lo scorso 6 febbraio all’ospedale Grassi di Ostia. Una vicenda drammatica che ora finisce sotto la lente dell’Asl Rm3, decisa a far luce su quanto accaduto e a verificare se ci siano state negligenze mediche.
A portare il caso alla ribalta è stato il padre della bambina, un 31enne originario di Acerra, che il 7 febbraio si è rivolto ai carabinieri di Ostia per presentare una denuncia contro l’ospedale. “Voglio sapere la verità sulla morte di mia figlia”, ha dichiarato l’uomo, convinto che qualcosa non abbia funzionato nei controlli prima del parto.

Avvisaglie ignorate?
I primi segnali di allarme risalgono al 26 gennaio, quando un ginecologo che seguiva la gravidanza ha notato anomalie nel liquido amniotico della madre, una 26enne. Preoccupato, ha disposto un monitoraggio continuo e inviato la donna in ospedale per esami più approfonditi.
Nei giorni successivi, dal 27 gennaio al 3 febbraio, la coppia ha eseguito controlli quotidiani e i risultati sembravano tranquillizzanti: i tracciati confermavano che la bambina stava bene. Eppure qualcosa non andava.
Il peggioramento improvviso
Il 5 febbraio arriva la svolta drammatica. Durante un ulteriore controllo, il liquido amniotico risulta crollato al 35%, un livello che impone un intervento immediato. I medici decidono il ricovero urgente, ma la situazione precipita rapidamente. La mattina del 6 febbraio, il verdetto è devastante: il cuore della bambina ha smesso di battere. Alle 19, la madre partorisce una figlia che non potrà mai conoscere.
Errore medico o fatalità?
Di fronte a una tragedia simile, l’Asl Rm3 ha avviato un’indagine interna per capire cosa sia andato storto. Perché, nonostante le segnalazioni iniziali, nessuno ha rilevato un peggioramento fino all’ultimo momento? Era possibile intervenire prima? Ora spetta agli inquirenti rispondere a questi interrogativi e stabilire se dietro questa tragedia ci sia stata una fatale casualità o un errore evitabile.