Brucia stabilimento ad Aprilia, nube tossica visibile per 100 chilometri

Ha preso fuoco ieri sera verso le 19 uno stabilimento ad Aprilia, cittadina che si trova a poche decine di chilometri a sud di Roma. Le fiamme sono divampate altissime in pochi minuti, formando un rogo rossastro visibile per decine di chilometri. A bruciare è stato lo stabilimento Loas, dedicato al trattamento meccanico dei rifiuti. Vetro, carta e plastica da quello che si apprende. Con un capannone che è stato subito divorato dalla combustione. I residenti della adiacente via dei Giardini sono stati evacuati per sicurezza e sul posto sono intervenute diverse squadre dei Vigili del Fuoco. Con pattuglie provenienti da Latina, Anzio, Terracina e Pomezia. Inoltre è stato fornito il supporto delle autobotti e di diverse squadre della protezione civile. La colonna di fumo è risultata visibile in tutti i Castelli romani, ma anche fino a Sabaudia e al promontorio del Circeo. E verso nord, fino alla periferia di Roma.

Sul posto anche i tecnici dell’Arpa, l’Agenzia regionale che si occupa dei rilievi sulla qualità dell’aria. Perché adesso passata la paura rimane da verificare esattamente cosa sia andato a fuoco. E cosa abbiano respirato gli abitanti di Aprilia in quei terribili minuti.
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Aprilia, brucia stabilimento di rifiuti e il sindaco ordina di tenere le finestre chiuse. Adesso i rilievi per conoscere cosa c’è in atmosfera e nei campi

La colonna di fumo nero e rossastro causata dall’incendio nello stabilimento Loas di Aprilia divampato ieri sera si è vista per quasi 100 chilometri. Fortunatamente il rogo è stato donato dai Vigili del Fuoco senza danni alle vicine abitazioni di via dei Giardini e senza feriti. Ma l’odore acre di carta e plastica bruciate è ancora ben presente nell’atmosfera. Così il sindaco della cittadina laziale Antonio Terra ha ordinato ai suoi concittadini di tenere le finestre chiuse. E di restare prudentemente dentro casa. Fino a che l’aria sarà divenuta più respirabile. In attesa che Arpa Lazio che ha predisposto un rilevatore mobile renda noti i livelli di co2 e di diossine presenti in atmosfera.

Non si conosce ancora l’origine del rogo ma non si può escludere il dolo

Sperando che non ci sia nulla di tossico nell’aria e sul terreno, dove sono presenti molte coltivazioni. E vista l’annata difficilissima anche a causa del covid, rinunciare a una parte del raccolto per gli agricoltori locali sarebbe un colpo durissimo. Infine, gli inquirenti sono già al lavoro per stabilire le cause dell’incendio. Se cioè si tratti di autocombustione, o se ci sia la traccia del dolo. Vedremo, intanto questo grande incendio aggiunge un altro sito ai roghi tossici che stanno mettendo in ginocchio Roma e la sua provincia dall’inizio dell’estate.
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