Caldo e sovraffollamento: le condizioni di vita a Rebibbia raccontate da Alemanno

Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma

“Questo surdo di caldo rovente, che ci porteremo addosso per i prossimi mesi, si aggiunge alla vergogna del sovraffollamento” queste le parole scritte nel diario dellex Sindaco di Roma Gianni Alemanno detenuto nel carcere di Rebibbia per scontare una pena di un anno e dieci mesi dopo aver violato le regole dell’affidamento, frequentando persone con precedenti penali e partecipando a incontri politici non autorizzati. Il breve passaggio del diario è stato letto dal senatore del Partito Democratico Michele Fina durante il dibattito in Aula sulla riforma della separazione delle carriere.

Sono trascorsi mesi dall’Ordinanza del Tribunale di Sorveglianza e l’ingresso in carcere di Alemanno e sin dal primo giorno l’ex primo cittadino (e già ministro) descrive i disagi della vita in carcere. 
“La politica dorme (con l’aria condizionata) e non si accorge che già a giugno siamo arrivati a cinque proteste carcerarie in giro per l’Italia (l’ultima a Rebibbia solo il 3 giugno scorso, ndr) – continua Alemanno – e si dimentica delle carceri sovraffollate e surriscaldate, aspettando indifferentemente che la Corte europea dei Diritti dell’Uomo sanzioni l’Italia per trattamento inumano e tortura delle persone detenute”.

Al caldo si aggiunge il sovraffollamento delle celle che in Italia raggiunge il 134,29%, ovvero 62.722 detenuti su una capacità effettiva di 46.706 posti. Dall’altra parte pesa anche la carenza di almeno 6.000 agenti penitenziari.
A riconoscere il problema è stato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che lunedì, durante l’incontro al Quirinale con il capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, ha sottolineato come “il sistema carcerario italiano è contrassegnato da una grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento”.

“È drammatico il problema dei suicidi nelle carceri che da troppo tempo non dà segni di arresto: si tratta di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo. Deve essere fatto per rispetto dei valori della Costituzione, per rispetto del vostro lavoro e della storia della polizia penitenziaria” ha aggiunto Mattarella. 

Sulla stessa linea continua Alemanno nel suo diario: “Nel 2024, 71 persone detenute si sono tolte la vita, nei primi sei mesi del 2025, siamo già a 38, un suicidio ogni cinque giorni, numeri che gridano vendetta, ma che non fanno rumore, perché chi muore in carcere, spesso, muore due volte, nella cella e nell’indifferenza collettiva. Ma la politica se non dorme, fa la faccia feroce “legge e ordine” che dice ai cittadini “puniamo i criminali”, peccato che in questo modo puniscano anche gli agenti di Polizia penitenziaria, seconde vittime del caldo e del sovraffollamento, che girano nell’aria rovente dei reparti, senza neppure potersi togliere di dosso la divisa mimetica”.