Capitale sempre più a rischio coronavirus

Coronavirus spallanzani

Dobbiamo farci i conti: il coronavirus sta arrivando nella Capitale. E non potrebbe essere altrimenti. Qui non c’è una specie particolare che resiste al morbo cinese, nonostante gli inarrivabili sforzi dell’assessore alla sanità della regione Lazio Alessio D’Amato. C’è un virus che gira per il pianeta e dobbiamo saperci misurare per evitare guai.

Cerchiamo di mettere in fila i suggerimenti che ci hanno indicato un bel po’ di professori tra una lite televisiva e l’altra. Partendo da ciò che è successo dalle nostre parti nelle ultime ore. La donna (con famiglia) di Fiumicino; il prete francese per il quale si è chiusa la Chiesa di San Luigi; il poliziotto di Spinaceto di cui ha dato notizia 7colli ricoverato allo Spallanzani.

Il coronavirus a Roma

Singoli episodi uniti dalla positività dei soggetti al test sul Covid-19, il coronavirus partito dalla Cina, da Wuhan. Ormai abbiamo la testa piena di mani da lavare e tutti i giusti accorgimenti sanitari. Ma la cosa più importante da fare è evitare il panico. Se quello che ci raccontano e leggiamo è vero, il coronavirus – da solo – non uccide. Si rischia se miscelato ad altre patologie pesanti. Lo confermano i dati sulla mortalità, che sono ancora su livelli accettabili. E forse proprio per questo l’organizzazione mondiale della sanità non ha ancora elevato il grado di pericolo per la salute.

Bisognerà avere pazienza. Tollerare mentalmente l’eventuale periodo di incubazione. Sopportare le cure senza farsi contagiare dal morbo più grave, che è la psicosi. La paura. Il panico. Tutto questo non serve e la loro parte la devono fare gli operatori della comunicazione e la politica. Non basta dire “lasciate parlare la scienza”, che è scontato. Bisogna spiegare anche che cosa dice la scienza senza perdersi troppo di fronte a vocaboli che spaventano solo a sentirli pronunciare.

Il ruolo di chi informa

E qui sta il ruolo di chi informa. Non si devono nascondere le notizie. Bisogna sapere che cosa succede per le contromisure. E adattarsi al tempo nuovo della vita al tempo del coronavirus nella Capitale. Sarebbe impensabile, nel caso, chiudere Roma come Codogno; quindi le precauzioni si devono raddoppiare. Precauzioni che proprio la politica deve saper adottare per prima. Basta con i proclami sulla situazione sotto controllo.

Per settimane ci hanno raccontato – a Roma e nel Lazio – di una popolazione miracolosamente immune dal virus. Una esibizione ridicola di anticorpi istituzionali. E invece non è così. Spiegare. Sì, anche la politica ha il dovere di spiegare tutto quello che succede. Ieri mattina sembrava addirittura che fossero state sottoposte a tampone ben 50 persone di Fiumicino e già risultassero negativi. Semplicemente non era vero. Ma lo si lasciava cadere per “tranquillizzare”. E a che serve se non è vero? Pare un esorcismo.

Facciamo sicuramente bene ad esaltare l’eccellente lavoro dello Spallanzani e di tantissimi professionisti della salute e dobbiamo fidarci di loro. Ma allo stesso tempo nessuno può permettersi di sottovalutare le carenze di risorse umane esistenti. Per la salute ci si può anche indebitare, perché ne va del diritto della popolazione alla tutela dalle malattie. Non ci si scherzi mai più.

(Foto dalla pagina Fb Spallanzani INMI)