Chatroulette, Omegle, Imvu e chat anonime: l’orco nell’ombra e i rischi per i nostri figli 

chat anonime

La rete non è fatta solo di social, ma anche di app di messaggistica di chat anonime e luoghi di incontro, all’inizio virtuale, ai quali è possibile accedere senza controllo alcuno o semplicemente mentendo sulla propria età. Lo stesso TikTok richiede solo una “autocertificazione” di avere almeno 13 anni ma altre app, usatissime dagli under quattordici non hanno neppure questo minimo requisito.

È il caso di Chatroulette, che permette di videochattare con chiunque sia collegato e senza assolutamente alcuna forma di controllo ed è intuibile da chi possa essere frequentato. Da ricerche risulterebbe che una buona percentuale di contenuti abbia contenuto erotico  al punto che lo psicologo e giornalista americano Keith Ablow ha invitato i genitori a tenere lontani i bambini da questa chat che ha definito un “paradiso per i predatori”. Anche il presidente dell’associazione National Center for Missing & Exploited Children si è espresso in maniera molto critica su questa app il cui creatore, un ragazzo russo all’epoca diciassettenne ebbe l’idea del nome guardando la scena della roulette russa del film “Il cacciatore.” Dai dati raccolti, almeno il trenta percento degli utenti ha meno di diciotto anni e, quando è stata raggiunta dalle polemiche, la chat ha risposto che sta facendo il possibile per dissuadere dall’uso gli utenti sotto i minori. Difficile sostenere che questa piattaforma, accessibile a tutti senza controllo, possa offrire la benché minima sicurezza.

Altra app decisamente sconsigliabile è Omegle, una chat online che permette agli utenti di parlare con un perfetto sconosciuto senza registrarsi e anche qui basta dichiarare di avere più di tredici anni. Una volta entrati è possibile scegliere un argomento di conversazione e automaticamente si inizia a parlare con un altro utente chiamato “stranger”. Chi potrà mai esserci all’altro apparecchio?

Chat anonime: la maggior parte dei messaggi sono sessualmente espliciti

Per la sua pericolosità, specialmente nei confronti dei più piccoli è stata segnalata tra le tante che lo consentono, IMVU. Si tratta di un sito che permette giochi di ruolo di tutti i tipi mediante avatar che, per la maggior parte, sono orientati verso il sesso. Gli utenti di sesso femminile e i più giovani corrono il rischio di essere letteralmente bombardati da messaggi indesiderati. IMVU è un ibrido tra un social e un servizio di messaggistica che, come le altre menzionate, non esegue controlli reali ed effettivi sull’età degli utenti.

A questo punto sembra addirittura superfluo porre in evidenza che nessuna di queste piattaforme e app applica correttamente il GDPR, il regolamento europeo posto a tutela dei nostri dati personali e da abusi nel loro utilizzo, Nelle informative si legge che i dati saranno comunicati a partner, fornitori, società del gruppo. Ma questo ormai sembra il meno grave dei problemi

In rete è realisticamente impossibile avere forme di controlli preventivi sull’accesso da parte di minori che vengono così esposti a rischi che ben possono essere immaginabili. Difficile per le famiglie riuscire a mettere dei freni alla libera navigazione dei figli una volta che li hanno dotati di uno smartphone. La necessità di forme di controllo e normative sovranazionali, si fanno sempre più pressanti e non è solo una questione di privacy, ma della vita e della salute dei più piccoli.

Gianni Dell’Aiuto (avvocato del Foro di Roma)