Che cosa è successo a WhatsApp? Ecco perché è rimasto bloccato in tutto il mondo

Che cosa è successo a WhatsApp

WhatsApp ora funziona, come Facebook e Instagram. Problemi risolti e il down, durato circa 7 ore, è alle spalle. Ma che cosa è successo a WhatsApp?

La galassia di Mark Zuckerberg è andata in tilt per circa 7 ore, a partire dalle 17.40 italiane di lunedì 4 ottobre, e si è riaccesa gradualmente a partire dall’1 del mattino di oggi, martedì 5 ottobre. “Ci scusiamo per l’interruzione: so quanto fate affidamento sui nostri servizi per restare connessi con le persone a cui tenete”, ha detto Zuckerberg in un messaggio.

Che cosa è successo a WhatsApp?


Cos’è successo? Il blocco dell’app di messaggistica e dei social è stato causato dalle provocato da modifiche alla configurazione dei router che gestiscono il traffico di rete tra i vari centri dati. “Questa interruzione del traffico di rete ha avuto un effetto a cascata sul modo in cui comunicano i nostri centri dati e hanno bloccato i nostri servizi”, ha riassunto il vicepresidente delle infrastrutture di Facebook, Santosh Janardhan, in un post. La soluzione dei problemi, come dimostra la durata del blackout, è stata particolarmente complessa. I media Usa hanno evidenziato che Facebook ha dovuto inviare un team di tecnici e specialisti nei data center di Santa Clara, in California, per intervenire direttamente sui server, vista la scarsa utilità delle operazioni da remoto.

Un errore interno che ha cancellato gli indirizzi 

John Graham-Cumming, super esperto della meteria, al New York Times, ha fornito questa spiegazione: il down sarebbe stato provocato da un errore interno, l’errata configurazione dei server: La premessa è che i computer convertono siti web come Facebook.com in indirizzi numerici (IP), attraverso un sistema che l’esperto paragona alla rubrica di un telefono. “Il problema interno che si è verificato in Facebook – spiega Graham-Cumming, al Nyt – è stato l’equivalente del rimuovere i numeri di telefono degli utenti dai loro nomi in rubrica, rendendo impossibile chiamarsi”.