Cinghiali a Roma, i numeri ormai sono da “mandria”
![](https://www.7colli.it/wp-content/uploads/2021/06/033B8EDE-97A4-4192-A0E6-057B8B1029E2.jpeg)
Continua l’emergenza cinghiali nella Capitale. E questi simpatici quadrupedi non sono gli unici animali selvatici che hanno trovato un habitat confortevole a Roma. Dove tra scarsa pulizia, cassonetti strapieni e cibo in abbondanza, una certa fauna sembra trovarsi davvero bene. Gabbiani, certo. Ma anche roditori, visto che sono stati censiti oltre 4 milioni di topi. Anche sui cinghiali però i numeri non scherzano, secondo quanto riportato al corriere.it dal presidente di Roma Natura Maurizio Gubbiotti. Infatti ce ne sarebbero circa 12 mila nei parchi del Lazio, e almeno un migliaio liberi in città. Ecco spiegato il motivo degli ‘incontri ravvicinati’ sempre più frequenti, specie nella zona nord dell’Urbe. Dove diversi esemplari e famigliole circolano indisturbati alla ricerca di cibo.
In realtà, i piani di contenimento sarebbero anche iniziati. A partire dalle riserve di Decima e della Marcigliana. Ma le povere bestie, una volta catturate vengono direttamente inviate alle industrie alimentari. Per diventare salami o salsicce. Una cosa che non piace per niente alle associazioni ambientaliste, e che anche i cittadini romani non apprezzano. Ecco perché lo stesso Gubbiotti ha specificato come “per forza di cose abbiamo dovuto scegliere la strada della cattura degli animali con gabbie e recinti. Ed il loro conferimento alle industrie di trasformazione della carne. Ma dal punto di vista del benessere animale è sempre meglio che conferirli a riserve faunistico venatorie, dove poi finirebbero cacciati o feriti dai cacciatori». Sarà così, ma per esempio perché non pensare alle tante associazioni animaliste che certamente sarebbero favorevoli ad accogliere gli esemplari? Mistero.
![](https://i0.wp.com/www.7colli.it/wp-content/uploads/2024/07/banner-DEI-PEPERINO.jpeg?w=350&ssl=1)
Cinghiali uccisi, la Brambilla contro il Comune. E spuntano striscioni e fiori
Sui cinghiali anche Roma Natura lancia l’allarme
I piani di contenimento sono iniziati nelle riserve di Decima e Marcigliana, dove è possibile agire con più sicurezza. Ma in un anno non sono più di trecento, massimo quattrocento, gli animali catturati e portati alle industrie alimentari. «Altri piani stanno partendo o sono partiti – aggiunge Gubbiotti – come nel parco dell’Insugherata a Roma nord, dove però incontriamo molte difficoltà”. E poi ci sono aree densamente popolate come Monte Mario. Dove è più difficile intervenire. E lo stesso presidente di Roma Natura non esita ad indicare il primo colpevole nelle politiche venatorie sbagliate dei decenni scorsi. “Che hanno estinto il “maremmano”, la specie autoctona più piccola e meno prolifica. Sostituito per il ripopolamento da questi, originari dei paesi dell’est. Pesanti e corpulenti, con le femmine che vanno in calore due volte l’anno, e fanno 10-15 cinghialetti per volta. Così adesso il problema è molto serio».
Secondo l’esperto «mettono a rischio la biodiversità, provocano danni all’agricoltura, per centinaia di migliaia di euro e si spingono nei quartieri abitati». Nel Lazio arrivano dal nord della Toscana attraverso il corridoio di Veio, e «uno degli elementi più forti per allontanarli sarebbe se il Comune pulisse le strade e vuotasse i cassonetti” – osserva Gubbiotti -. Perché l’unico vero motivo per cui gli animali selvatici escono dal loro habitat naturale è la ricerca di cibo.