Cinghiali, tra abbattimenti e ritardi è sempre polemica

Già a metà giugno la giunta regionale aveva licenziato un piano per aumentare il numero di abbattimenti di cinghiali rispetto all’ordinario (che ha scatenato le reazioni degli animalisti). Anche per tutelare il settore degli allevatori, disponendo interventi mirati. E per garantire la sicurezza e la salute pubblica. Nel documento tra l’altro si leggeva, ci troviamo “in presenza di cinghiali che presentano una innaturale confidenza e scarso timore per l’uomo. Atteggiamenti connessi ad azioni di foraggiamento artificiale, accesso a fonti di cibo di origine antropica, quali i rifiuti”. A tal riguardo veniva infatti ricordato che “la presenza di cinghiali intorno a rifiuti o ad aree di alimentazione artificiale costituisce un fattore di rischio per quanto riguarda la diffusione della peste suina”.

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I numeri degli abbattimenti fino a oggi. Troppi per gli animalisti, insufficienti per gli agricoltori

Dal mese di giugno a oggi sono state effettuate circa 550 catture di cinghiali sul territorio regionale. Nello specifico sono state effettuate: 36 catture nella zona rossa del parco di Veio, 57 nel parco di Bracciano, 129 nella riserva laghi Lungo Ripasottile e 56 nell’area del monumento naturale Pian Sant’Angelo. “Oltre 275 catture invece all’esterno delle aree protette. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le catture nei parchi sono pressoché triplicate mentre sono raddoppiate quelle all’esterno delle aree protette” fa sapere la Regione Lazio.

“Numeri neanche lontanamente sufficienti – ha commentato il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – ad arginare la peste suina. Che sta mettendo a rischio il patrimonio suinicolo del Lazio, che conta oltre 50 mila capi, così come l’intero settore che offre migliaia di posti di lavoro e raggiunge un giro di affari di un miliardo di euro solo nella nostra regione”.

“Auspichiamo che con l’aiuto delle associazioni venatorie, si possa passare al più presto da 500 catture al mese a 500 abbattimenti di cinghiali al giorno. Era quanto avevamo chiesto già lo scorso mese di giugno, per mettere in sicurezza le nostre aziende suinicole, fortemente colpite dalla Psa”. Così gli agricoltori. Ma c’è da scommettere che le associazioni animaliste non saranno d’accordo. Visti i numeri molto ingenti di abbattimenti proposti. E che difficilmente si risolverà davvero qualcosa.