Così la banda della Magliana è risorta dalle sue ceneri: 20 arresti a Roma

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Sgominata a Roma un’importante banda di spacciatori che aveva le sue radici nella stessa banda della Magliana. La Guardia di Finanza di Roma ha eseguito stamattina l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale capitolino nei confronti di 20 persone. L’accusa è traffico di sostanze stupefacenti e l’operazione si chiama “Magliana Fenix”. Come la Fenice che risorge dalle sue ceneri, così, dicono gli inquirenti, anche la banda della Magliana fa lo stesso. Infatti il sodalizio dedito alla compravendita di ingenti quantità di cocaina, era capeggiato da un soggetto noto per i suoi trascorsi con appartenenti alla “Banda della Magliana”. E’ l’ex appartenente alla Banda della Magliana Roberto Fittirillo, 66 anni.

A capo del sodalizio un ex della Banda della Magliana

Negli anni successivi a tali fatti di cronaca, non sono emerse ulteriori vicende in cui sia risultato in collegamento con il mondo del crimine romano. Le odierne indagini hanno, invece, tratteggiato la figura di un personaggio che si è posto quale parte attiva e di notevole spessore nel settore degli stupefacenti. Dal suo quartiere, il Tufello, dove già vari collaboratori di giustizia della “Banda della Magliana” avevano all’epoca dichiarato che operasse, Fittirillo ha diretto e gestito una strutturata organizzazione articolata in due rami (la logistica e la distribuzione), che riforniva altri sodalizi attivi nella vendita all’ingrosso di droga nella Capitale.

L’organizzazione era diffusa su tutta la città

L’aspetto logistico era gestito dal figlio Massimiliano Fittirillo (classe 1976). E dai complici Enrico Gentilezza (classe 1960) e Angelo Braccini (classe 1962), tutti destinatari del provvedimento cautelare. Al ramo della distribuzione spettava, invece, il compito di individuare gli acquirenti e contrattare le forniture. Questo ruolo era demandato agli odierni arrestati Alessio Marini (classe 1984), Stefano Rossetti (classe 1976) e Massimiliano Raguli (classe 1965), saltuariamente coadiuvati da Danilo Perni (classe 1970). La complessa rete di connivenze comprendeva, inoltre, ulteriori personaggi – tutti acquirenti all’ingrosso e, pertanto, parimenti destinatari della misura cautelare in carcere – taluni dei quali già noti alle locali cronache giudiziarie.

Nella banda anche molti pregiudicati

Si tratta, in particolare, di Fabrizio Fabietti (classe 1977), arrestato dai Finanzieri del G.I.C.O. nel novembre 2019 nell’ambito dell’operazione “Grande Raccordo Criminale” perché al vertice, unitamente a Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, di un’autonoma organizzazione criminale dedita al narcotraffico. Poi Fabrizio Borghi (classe 1977), Daniela Viorica Gerdan (classe 1980) e Silvio Mancini (classe 1978). Questi nel ruolo di corrieri della droga: Alessandro D’Inverno (classe 1973), Brian Leonardo Cespedes (classe 1990) e Michael Adriano Cespedes (classe 1992). Questi ultimi due argentini di origine ma ormai stabilitisi a Ostia. Nell’area del litorale operavano, infine, gli odierni arrestati Kevin Di Napoli (classe 1996), Alessandro Cerchi (classe 1987), Roberto De Pasquali (classe 1975), Adamo Castelli (classe 1967) e Nicolas Pasimovich (classe 1985).

Una accolita di elevatissimo livello

Le indagini hanno restituito uno spaccato delittuoso di elevato livello. Tecnologicamente al passo con i tempi e attrezzato per cercare di eludere le attività di prevenzione e repressione delle Forze dell’Ordine. Oltre all’utilizzo di utenze telefoniche riservate e munite di sistemi di criptaggio delle comunicazioni, la distribuzione della cocaina avveniva secondo un collaudato modus operandi. Finalizzato a frazionare le fasi della consegna e vanificare eventuali interventi repressivi. Gli acquirenti, infatti, venivano invitati a posteggiare l’autovettura nei pressi di un luogo convenuto. I complici, una volta prelevate le chiavi del mezzo, lo rifornivano della partita di droga pattuita. Senza che i corrieri della droga, più esposti alle indagini, fossero direttamente coinvolti nello scambio.

Un giro d’affari di oltre 5 milioni di euro

Ciò nonostante, le attività di monitoraggio hanno consentito di ricostruire la compravendita, in pochi mesi, di circa kg. 120 di cocaina, per un valore stimato “al dettaglio” di oltre 5 milioni di euro.