Covid, ai drive in come in un girone infernale. E il sistema va in tilt
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In fila anche dieci ore per avere un tampone ad uno dei trenta drive in allestiti dalla Regione Lazio e dalle Asl tra Roma e provincia. Sono mesi che tutti ci avvertono come questo sarà un autunno difficilissimo. E che il virus purtroppo dopo aver allentato la morsa in estate sarebbe ritornato lo sapevano anche i sassi. Ma ovviamente ancora una volta tutto il sistema è in ritardo. Vale per la scuola, per i trasporti e per la sanità. Ma in particolare si è inceppato il meccanismo dei drive in. Dove si possono effettuare i tamponi stando all’interno della propria vettura. Buona idea, peccato che ormai viaggiamo ad una media di 10 mila esami al giorno. Con medici di ruolo e volontari sfiniti. Ed esattamente come a marzo, con i reagenti che stanno andando in esaurimento. E se durante il primo lockdown si poteva capire e giustificare vista la situazione mai sperimentata prima, adesso i ritardi diventano intollerabili. Così come le file apocalittiche. Con molti cittadini costretti a rinunciare al test. E tempi di attesa delle risposte che si allungano anche oltre la settimana. Insomma siamo di nuovo nel caos.
Coronavirus, preoccupante il caso-Lazio: cosa non funziona?
Al S. Maria della Pietà reagenti finiti. E file interminabili ai drive in del S. Camillo Forlanini e al Car di Guidonia
Ieri è stata una delle giornate più dure per chi abbia avuto la prescrizione di effettuare il tampone. E si sia recato presso uno dei 30 drive in autorizzati regionali. Al S. Maria della Pietà a Monte Mario il serpentone delle macchine in attesa è arrivato a bloccare la via Trionfale, e sono dovuti intervenire i Vigili urbani per sbrogliare la matassa. In più dopo una attesa interminabile sotto la pioggia chiusi in auto, è arrivata la doccia fredda. Reagenti finiti attorno a mezzogiorno, e chiusura anticipata del servizio. Con la gente giustamente inferocita. Serpentone di auto anche per entrare al S. Camillo Forlanini, con gravi disagi per la circolazione sulla circonvallazione Gianicolense. E stesse scene al Car di Guidonia. Riconvertito in drive in dalla Asl dei Castelli. Eppure con la ripresa delle attività lavorative e delle scuole il picco di contagi era atteso, attacca il presidente della FIMMG (Medici italiani di medicina generale) e coordinatore Uscar Pier Luigi Bartoletti. Noi abbiamo proposto di far effettuare gli screening anche ai pediatri e ai medici di base. Per alleggerire le altre strutture. La Regione ha condiviso l’idea, ma la gara partirà non prima del 20 ottobre ha concluso Bartoletti.
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La protesta dei laboratori privati. Per noi il test a 22 euro non è possibile
A fronte della crisi del sistema dei drive in pubblici, l’assessore alla sanità della giunta Zingaretti Alessio D’Amato ha garantito che entro il mese di ottobre le postazioni raddoppieranno. E che sarà possibile effettuare fino a 17 mila screening giornalieri. Ma ha anche invitato chi può a rivolvessi ai laboratori privati in grado di effettuare il test. Al costo calmierato di 22 euro a tampone. Ma subito si è aperto un altro fronte, proprio come in primavera con le mascherine a 50 centesimi. Infatti i laboratori sono scesi sul piede di guerra. A noi l’esame costa 15 euro, e poi c’è il costo del personale e dei reagenti ha dichiarato in una intervista ripresa da Roma Today Luca Marino, vice presidente di Unindustria. Ci sarebbe un modo per risparmiare, passare dall’esame con metodo semi quantitativo a quello qualitativo. Ma la Regione Lazio non ci ha ancora autorizzato.
Così si va avanti tra equivoci e tempi di attesa lunghissimi. E con intere famiglie che aspettano per giorni in ansia e senza uscire di casa l’esito del tampone. Non diciamo che siamo ritornati ai giorni del lockdown, ma quasi. Stavolta però dei ritardi e delle inefficienze qualcuno dovrà rispondere.