Da Gualtieri ok definitivo all’inceneritore di Roma: ma ora la ‘palla’ passa alla Regione Lazio di Rocca

Da Gualtieri ok definitivo all’inceneritore di Roma: ma ora la ‘palla‘ passa alla Regione Lazio di Rocca. Il contestatissimo progetto del ‘termovalorizzatore‘ di Roma ha ricevuto l’ok definitivo da Roberto Gualtieri, nominato – è giusto sottolinearlo – Commissario dei Rifiuti per il Giubileo 2025 dall’ex premier Mario Draghi. Il sindaco Roberto Gualtieri ha ufficializzato poco fa l’aggiudicazione dei lavori al Raggruppamento Temporaneo di Imprese guidato da Acea, la municipalizzata dell’acqua capitolina, insieme a Suez, Kanadevia Inova, Vianini e Rmb, tutti colossi del settore rifiuti.
Da Gualtieri e il PD di Roma ok definitivo all’inceneritore, dietro l’ombra dell’ex premier Mario Draghi
La struttura di incenerimento dovrebbe sorgere a Roma–Santa Palomba, ma proprio al confine con il Comune di Albano Laziale. E, in particolare, della discarica di Albano Laziale, dove 15 anni fa l’Acea tentò già un impresa analoga.

Difatti Acea insieme ad Ama e al Gruppo industriale riconducibile a Manlio Cerroni, il re dei rifiuti di Roma, tentò una iniziativa analoga – ossia di costruire un altro e primo inceneritore – voluto all’epoca – anno 2007 – dall’ex premier Romano Prodi, che nominò l’ex Governatore del Lazio Piero Marrazzo Commissario dei Rifiuti regionale.
Il ‘nuovo’ inceneritore di Roma è solo una brutta copia di quello ‘vecchio’, di Prodi e Marrazzo?
Il tentativo di Prodi e di Marrazzo nella discarica di Albano naufragò a causa delle proteste dei cittadini. Il progetto ‘nuovo’ di Acea, invece, è ora nelle mani, come anzidetto, di Gualtieri e Draghi, che veglia evidentemente dall’alto dei suoi ‘contatti‘ in UE sul business dei Rifiuti di Roma e dintorni. L’aggiudicazione di Gualtieri, certo, chiude un passo decisivo che è tutto nelle mani del Comune di Roma (e di Draghi). Ma nulla è ancora detto, in via definitiva.
Visto che ora si apre, ufficialmente, la ‘fase regionale‘. La responsabilità del via libera ultimo e definitivo al progetto passa, difatti, alla giunta di centrodestra di Francesco Rocca, chiamata a gestire il procedimento autorizzativo unico (PAUR) previsto dalla normativa. In soldoni, la Regione (per il tramite dei suoi uffici e tecnici) avrà ora la facoltà di dire il ‘sì’ o ‘no’ definitivo al progetto tanto caro al PD e a Mario Draghi.
Inceneritore troppo grande anche per Roma: serve solo al business di Acea e company?
L’impianto di incenerimento, dal punto di vista tecnico, sarà in grado di trattare 600.000 tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati e non riciclabili, così sostiene Gualtieri. Parliamo di una quantità di rifiuti davvero enorme, anche per le esigenze elevate della Capitale. Visto che questo impianto, secondo Gualtieri e Acea, è destinato – per l’appunto – a bruciare solo rifiuti indifferenziati e non riciclabili. La domanda, quindi, sorge spontanea.
Un impianto siffatto serve solo al business di Acea e soci? Il dubbio sorge alla luce del fatto che la quantità così grande di rifiuti indifferenziati e non riciclabili non vengono prodotti nemmeno da una città pur estesa come Roma.
Inoltre, la produzione di rifiuti indifferenziati e non riciclabili dovrebbe diminuire sempre di più, nel prossimi anni, con l’avanzare del Porta a Porta. E, quindi, Acea, nel prossimo futuro, sarà costretta per forza di cose a ‘raccattare’ rifiuti indifferenziati da incenerire da altre città e regioni d’Italia e non solo, per saturare le capacità dell’impianto brucia- rifiuti. Tutto questo, in via definitiva, qui prodest? Speriamo presto qualcuno ce lo spieghi.
In ogni caso, l’apertura dei cantieri è prevista entro l’estate – secondo il Commissario-sindaco Roberto Gualtieri – salvo intoppi nei prossimi passaggi autorizzativi e salvo, certo, ‘No’ da parte del governatore e della giunta Rocca.

Il nodo autorizzazioni: ora si attende la Regione Lazio
Tocca ora, quindi, alla Regione Lazio e a Roccadare seguito al progetto, attraverso l’iter del Procedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR). Non si escludono ostacoli di natura ambientale, tecnica o politica. L’opposizione al progetto è ancora forte in alcuni settori della società civile e tra le amministrazioni locali. Quindi nulla, almeno teoricamente, è ancora scontato