D’Amato, un disastro di assessore: Rocca cita i dati sulla Sanità del Lazio

giunta Rocca contro Zingaretti

“Questi dieci anni di Governo regionale Zingaretti – D’Amato ci consegnano una fotografia drammatica della sanità laziale, con particolare riguardo al delicato tema degli screening oncologici. Nel 2019, prima del Covid, gli screening mammografici raggiungevano circa il 42% di copertura, valore di gran lunga inferiore rispetto a tutte le regioni del Nord e del Centro Italia, collocandosi in 15° posizione”. Così il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, Francesco Rocca, a giudizio del quale il suo avversario D’Amato dovrebbe evitare di “raccontare una sanità laziale che esiste solo nella sua fantasia”.

“Per quel che riguarda un’altra neoplasia come quella del colon retto, gli screening si attestavano al 27%, con il Lazio nuovamente dietro a tutte le regioni del Centro e del Nord. La situazione non cambiava per gli screening al carcinoma del collo dell’utero, il cui valore era fermo al 32% della copertura, quindi in 13° posizione. Per tutti questi tre screening ben 8 Regioni raggiungevano livelli di copertura superiori al 60%. Nel 2020 i valori degli screening per i tumori alla mammella, colon retto e collo dell’utero erano, rispettivamente, al 25, 16 e 21%. Parliamo dei livelli più bassi registrati a livello nazionale”, sottolinea Rocca.

D’Amato e il record negativo della gestione sanitaria nel Lazio

“Nel 2021, come ha recentemente evidenziato l’Osservatorio Nazionale Screening, la nostra Regione – commenta Rocca – ha osservato un rialzo molto fiacco rispetto ad altre Regioni che, invece, sono tornate ai livelli prepandemici: lo screening per la mammella è al 35%, per il colon retto al 21% e per il collo dell’utero al 29%. Questi dati collocano il Lazio nella fascia più bassa delle Regioni italiane, con numeri inferiori del 30-35% per tutti e tre gli screening”.

“Un altro record negativo della gestione sanitaria di Alessio D’Amato sta nei numeri, anch’essi drammatici, della mobilità sanitaria – osserva Rocca – La Regione Lazio ha registrato, in 10 anni, una voragine di debiti con le altre Regioni di circa 2,2 miliardi e quindi ha determinato con i suoi disservizi e con il disastro organizzativo e strutturale della sua gestione una grande fuga di pazienti, costretti a curarsi oltre i confini regionali. Anche per il saldo 2021, al netto delle due strutture che non appartengono allo Stato italiano, quali il Bambin Gesù e l’Ospedale San Giovanni Battista specializzato in riabilitazione neurologica e motoria, il saldo della mobilità della Regione Lazio è stato pesantemente negativo, con un valore pari a 220 milioni di euro circa”.

“La situazione – aggiunge – non cambia per gli interventi oncologici. Prendendo in esame gli 11 Irccs oncologici a livello nazionale, l’Istituto Regina Elena di Roma – Capitale d’Italia – è soltanto quinto nella graduatoria degli interventi complessivi. Va considerato anche che il Regina Elena presenta numeri carenti e al di sotto del numero minimo richiesto in ben 7 tumori su 16, per non parlare degli ospedali della città capoluogo di provincia. Nessuno di essi, infatti, raggiunge i volumi minimi nei 16 tumori considerati: Latina e Viterbo nel 50% di essi, Frosinone in una sola neoplasia, mentre Rieti nessuna”.

“Alla luce di questi dati e numeri incontrovertibili e certificati, fossi nell’Assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato, eviterei di raccontare una sanità laziale che esiste, evidentemente, soltanto nella sua fantasia”, conclude.