Di Maio, ora tagliamo gli stipendi ai Parlamentari. Ma ditegli che governa con il PD

Abbiamo tagliato i Parlamentari, adesso riduciamogli anche lo stipendio. Recita così uno degli ultimi post dell’ex capo politico del M5S e attuale ministro degli Esteri Luigi di Maio. Che tenta di riportare in auge un vecchio trucco della politica. Quello di fare insieme maggioranza e opposizione, per mettere d’accordo un po’ tutti. Specie in questo periodo di pandemia, con la gente che un pochino incavolata con chi governa lo è per davvero. E magari ha anche le proprie buone ragioni. Basta chiedere a un commerciante, a un artigiano o a chi aspetta la cassa integrazione da marzo. Senza vedere il becco di un quattrino. In più i grillini hanno appena celebrato i loro Stati generali, rigorosamente online. Tra polemiche e veleni. Con lo strappo clamoroso di Casaleggio. Allora ecco che per ricompattare la base non c’è nulla di più facile che rispolverare un vecchia battaglia del Movimento. Quella di sparare contro la ‘casta’. Peccato però che da un po’ di tempo nelle stanze dei bottoni ci siano proprio loro. I big dei 5 Stelle. E che a quelle poltrone sembrino molto affezionati. Almeno a giudicare dai contorsionismi sulla deroga al doppio mandato. Allora la boutade del taglio degli stipendi per i politici lascia il tempo che trova. Di Maio è in maggioranza, porti una proposta di legge in Parlamento e se la faccia votare dagli alleati del PD. Non servono firme o referendum,  basta alzare la manina. Buona fortuna.

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Di Maio fa il populista e ripropone il taglio agli stipendi dei Parlamentari. Basta che non ci comperino i monopattini

Di Maio che fa il populista e propone il taglio degli stipendi di ministri, senatori e deputati è francamente poco credibile. Perché quando si governa, non occorre lanciare degli slogan. Ma è sufficiente portare in Aula una leggina, e farsela votare. In maggioranza i numeri ci sono, ma servirebbe prima chiedere un parere ai suoi colleghi di partito. E agli alleati del PD. Altrimenti, è solo un modo per fare propaganda. Tra l’altro cercando il consenso di una popolazione stremata dal virus, anche da un punto di vista economico. Che piuttosto di promesse mirabolanti, chiede semplicemente di poter lavorare. E di avere subito i tanti aiuti promessi. Che purtroppo nei conti correnti degli Italiani e delle imprese ancora non si vedono. Una preghiera però. Se mai la riduzione degli stipendi dei politici dovesse passare, non la investite tutta nel bonus monopattino. Almeno questo alla gente glielo dovete.

La rete non apprezza e teme il bluff. Contro l’ex capo politico del M5S una valanga di critiche

Anche la rete ha dimostrato di non apprezzare la proposta di Luigi di Maio. Di tagliare gli stipendi dei Parlamentari, per dare un segnale al popolo italiano. Che dopo dieci mesi di pandemia è ridotto allo stremo. Non perché le persone non lo vorrebbero, il taglio. Ma perché non ci credono. Troppe promesse non mantenute in questi ultimi tempi, che sanno tanto di presa in giro. Un modo per guadagnare tempo, in attesa che passi la nottata. Così fra i tanti, citiamo il commento di Cristina Brugnoli. Parlate di tagli, ma la politica siete voi. E ancora Paolo Fazzino, in questo momento l’unica iniziativa lodevole è quella di tagliare le tasse. Anziché rimandarle. E a seguire commenti arrabbiati, con inviti espliciti a tagliare i costi di staff e consulenti. Concludiamo con Nadia Marchiori, tra il triste e l’ironico. Dateci a tutti il reddito di cittadinanza. Così sicuramente arriva puntuale. Non come la cassa integrazione.

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