Droga nascosta nel bosco a due passi da Roma: sequestrati machete, cocaina e hashish

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Un nuovo colpo allo spaccio di droga nei boschi dei Monti della Tolfa. I Carabinieri della Stazione di Allumiere hanno scoperto un nascondiglio di stupefacenti nella fitta vegetazione in località Pontoni, un’area già nota alle forze dell’ordine per precedenti episodi legati al traffico di droga. Durante un servizio di pattugliamento, i militari hanno rinvenuto trenta dosi di cocaina, per un peso complessivo di 45 grammi, un ulteriore sacchetto contenente 11 grammi della stessa sostanza e un panetto di hashish da 41 grammi. Tutto era accuratamente occultato tra foglie e rami, pronto per essere recuperato e immesso sul mercato.

Una zona sotto stretta sorveglianza

La scoperta non è un caso isolato. Da mesi i Carabinieri hanno intensificato i controlli nell’area boschiva tra Allumiere e Tolfa, a nord di Roma, considerata strategica per i piccoli traffici di droga che riforniscono le piazze della costa tirrenica e dell’hinterland capitolino. L’intervento rientra in un più ampio dispositivo di contrasto allo spaccio predisposto dal Comando provinciale di Roma, volto a smantellare le basi logistiche e i canali di approvvigionamento delle microreti criminali che operano in zone rurali e periferiche. L’obiettivo è chiaro: impedire che i boschi diventino rifugio sicuro per pusher e corrieri, sfruttando la difficoltà di controllo del territorio.

Il precedente sequestro di giugno

L’operazione di questi giorni si collega idealmente a un’altra attività di servizio risalente allo scorso giugno. In quell’occasione, sempre i Carabinieri di Allumiere avevano intercettato un borsone abbandonato lungo la S.P. 3A Braccianese Claudia, contenente due machete, un bilancino di precisione, due telefoni cellulari, 3 grammi di hashish e ben 285 grammi di cocaina già suddivisa in dosi. Un arsenale da spaccio, ma anche strumenti di difesa o intimidazione, che avevano fatto ipotizzare la presenza di gruppi organizzati pronti a presidiare il territorio. Gli inquirenti ritengono ora possibile un collegamento tra i due episodi: la droga nascosta nei boschi potrebbe appartenere allo stesso circuito criminale che gestiva quel borsone.

Indagini in corso per risalire alla filiera

Le indagini, coordinate dall’Autorità Giudiziaria competente, puntano a risalire alla rete di spacciatori che utilizza le zone boschive come deposito e centro di smistamento. L’uso di questi nascondigli “naturali” è una strategia sempre più frequente: evita il rischio di perquisizioni domiciliari e consente ai pusher di recuperare la merce solo al momento della consegna. Le forze dell’ordine stanno analizzando le impronte e il materiale rinvenuto per individuare eventuali tracce utili all’identificazione dei responsabili. Anche i telefoni sequestrati a giugno potrebbero rivelarsi decisivi: dai contatti e dai messaggi potrebbero emergere nomi, orari e punti di incontro.

L’allarme sociale nei piccoli centri

Il fenomeno dello spaccio nei boschi della Tolfa desta crescente preoccupazione tra i residenti. In questi territori, noti per la loro bellezza naturale e la tranquillità, l’emergere di attività criminali legate alla droga rappresenta un campanello d’allarme. La vicinanza a Roma, ma anche ai comuni costieri di Civitavecchia e Santa Marinella, rende la zona un punto strategico per chi vuole muoversi lontano dagli occhi della città ma vicino alle principali vie di comunicazione. I Carabinieri hanno potenziato la presenza sul territorio con pattuglie a piedi, controlli mirati e sorveglianza aerea nelle aree più impervie.

Prevenzione e collaborazione con i cittadini

Oltre alla repressione, l’Arma punta sulla prevenzione e sulla collaborazione con i cittadini. Numerose sono le segnalazioni che hanno permesso di avviare controlli mirati, spesso nate da movimenti sospetti notati nei pressi dei sentieri o da insoliti passaggi di auto nelle ore notturne. “Il contributo della popolazione è fondamentale – spiegano i Carabinieri – perché conoscere e presidiare il proprio territorio è il primo passo per difenderlo”.

Un segnale forte contro lo spaccio

Il sequestro di Allumiere rappresenta dunque un nuovo passo nella lotta alla diffusione delle droghe leggere e pesanti nei centri minori. Machete, bilancini, cellulari e dosi già pronte al consumo delineano un quadro che va oltre il piccolo spaccio: una rete capillare, probabilmente collegata a canali di approvvigionamento più ampi. La presenza delle forze dell’ordine nei boschi non è più un fatto episodico ma una costante, segno che lo Stato presidia anche le zone più remote.
Un messaggio chiaro: nei Monti della Tolfa non c’è spazio per chi tenta di trasformare i boschi in piazze di spaccio.