Duplice omicidio stradale in Corso Francia, Pietro Genovese ottiene la pena alternativa: ha scontato solo 1 anno e 8 mesi di domiciliari


La condanna per Pietro Genovese per il duplice omicidio stradale delle giovanissime Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli arrivò nel lontano 2021, ma da allora la pena si è sempre più affievolita fino all’ultima decisione del Tribunale di Sorveglianza: i lavori socialmente utili.

Si torna a parlare ella tragedia di Corso Francia, avvenuta nel 2019, quando due ragazze giovanissime persero la vita mentre tornavano a casa poco dopo la mezzanotte. Gaia e Camilla vennero investite da un suv che correva a folle velocità alla guida del quale si trovava Pietro Genovese, all’epoca dei fatti 19enne.

L’iter processuale

Un fatto di cronaca su cui si accesero subito i riflettori e che scosse l’opinione pubblica, ma a distanza di 6 anni è rimasto ben poco della condanna a 8 anni decisa dai giudici di primo grado.
Pietro Genovese in fase preliminare scelse il rito abbreviato, vedendosi garantito lo sconto di un terzo della pena. Così arrivò la condanna a 8 anni per il duplice omicidio. Quindi i legali del giovane, figlio del regista Paolo, fecero ricorso in Appello supportando le tesi che quella sera fosse buio, e in quella notte maledetta piovigginava. 
In secondo grado la pena si è sgonfiata a 5 anni e quattro mesi. Anche questa volta i legali difensori hanno subito dato seguito con un’istanza per richiedere una condanna meno afflittiva.

La pena alternativa

Il responso a distanza di 4 anni per Pietro Genovese, oggi 25enne, il Tribunale di Sorveglianza ha accolto l’istanza per chiedere una pena alternativa, decidendo per la misura alternativa alla pena detentiva per tre anni e mezzo, il residuo della pena che deve ancora scontare.

Quindi il ragazzo presterà servizio in due associazioni di volontariato una che si occupa di bullismo, l’altra al servizio delle persone bisognose. Rimane comunque l’obbligo di dimora a Roma e il divieto di uscire di casa dalle 22 alle 7 del mattino.

Quindi il responsabile della morte delle due giovani ha scontato solo 1 anno e otto mesi di domiciliari, poi – da quanto previsto dalla legge per cui sotto i 4 anni di detenzione si può richiedere la pena alternativa – al termine del servizio socialmente utile ed il percorso di reinserimento, avrà saldato il suo conto con la giustizia.

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