Gandolfini (Family Day): “Il primo sì al suicidio assistito crea un precedente grave e pericoloso”

suicidio assistito

“Capiamo tutte le forme di sofferenza e da anni chiediamo che sia profuso ogni sforzo possibile per dare concreta vicinanza ai malati e alle loro famiglie ma legalizzare il suicidio assistito, facendo leva sui casi più drammatici, significa aprire un’autostrada sulla disponibilità della vita umana“. Così il presidente del Family Day Massimo Gandolfini commenta la decisione del comitato etico delle Marche di riconoscere ad un tetraplegico i requisiti per accedere al suicidio assistito

Dalle Marche una deriva all’olandese

“Un piano inclinato – prosegue Gandolfini – che non solo va contro tutto il nostro ordinamento, orientato dal favor vitae, ma conduce a risultati gravissimi che sono già evidenti in Paesi come Belgio e Olanda, dove dal momento della legalizzazione dell’eutanasia di anno in anno è si è verificato un aumento esponenziale delle persone che ricorrono a questa pratica, tanto da rappresentare circa il 5% delle morti totali”.

“Se oggi infatti aiutiamo a suicidarsi un malato grave ma stabilizzato e non in fase terminale della vita domani consentiremo la stessa procedura a persone con malattie croniche meno invalidanti, curabili ma non guaribili, fino ad arrivare ai depressi e alle persone con problemi mentali, basta guardare a quello che già avviene in Svizzera e in Nazioni che hanno varato legislazioni mortifere”, prosegue Gandolfini.

“Dal suicidio assistito al suicidio per tutti il passo è breve”

“Da medico posso inoltre osservare che la smania di governi e forze politiche di arrivare al traguardo del “suicidio per tutti” corrisponde alle nefaste politiche dei tagli alla sanità e all’assistenza pubblica che hanno devastato i nostri sistemi di welfare negli ultimi decenni. Tutto si traduce in un grande affare per lo Stato che offre pillole per morire invece che cure, assistenza e strutture adeguate a coloro che affrontano il dolore, la malattia o anche il semplice decorso della vecchiaia. Siamo difronte alla cultura dello scarto denunciata da Papa Francesco che prima o poi colpirà anche coloro che pensano di esserne al riparo per via delle loro condizioni economiche e di salute. Restiamo quindi convinti che non c’è compassione nel dare la morte, chi soffre va accompagnato e curato, per questo ribadiamo la necessità di implementare azioni e strutture per le cure palliative, destinate ad alleviare ogni tipo di sofferenza quella fisica così come quella psicologica, affettiva e spirituale” conclude il leader del Family Day.