Giletti sfida Bonafede a “Non è l’Arena”: verrà o non verrà?

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Stavolta il ministro di Grazia e Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede, la faccia rischia di perderla davvero. Massimo Giletti lo ha sfidato a presentarsi a Non è l’Arena domenica 27 settembre. Il tema, dopo le infuocate polemiche di quest’estate, sarà sempre lo stesso e riguarda la giustizia. Crediamo che non ci siano gli estremi di querela se diciamo quello che tutti gli italiani hanno visto da spettatori in pieno regime Covid. Diverse carceri italiane che danno vita a una rivolta ben coordinata e organizzata, e il ministro Bonafede che pochi giorni dopo scarcera boss mafiosi pericolosi. Anziché dare un giro di vite. Nel frattempo c’erano – e ci sono – aggressioni alla polizia penitenziaria, evasioni a tutto andare, suicidi. I mali endemici delle carceri italiane nell’èra grillin-comunista.

Giletti nel mirino per aver indagato

Questa è la realtà dei fatti pura e semplice. Giletti, da giornalista, ha effettuato approfondimenti sul perché di una nomina anziché un’altra, suscitando le ire politiche dei grillini e forse anche della criminalità organizzata. Fatto sta che Massimo Giletti ora è sotto scorta. E’ vero che questo fatto – gravissimo – è passato in taglio basso sui giornaloni di regime, e anche gli organismi dei giornalisti non hanno insistito più di tanto. Invece quando qualche giornalista dichiaramente di sinistra riceve presunte minacce da presunti gruppi fascisti, si scatena l’inferno e le dichiarazioni durano giorni e giorni. Ma siamo abituati.

I giornalisti? Quasi tutti di sinistra…

Che i giornalisti siano per il 90 per cento di sinistra – soprattutto alla Rai – è un altro segreto di Pulcinella. E la prova sta nel fatto, come dice lo stesso Giletti, che quando è diventata pubblica la notizia che lui è andato sotto scorta, non ha ricevuto neanche un sms dai suoi colleghi, solitamente impegnati con l’antifascismo militante. Come volevasi dimostrare. Il giornalismo indipendente è un’utopia, una chimera, ma non solo in Italia per la verità. In Italia è solo manicheo. Resta il fatto che ora Bonafede, che ancora non si sa se accetterà l’invito, è per così dire incastrato. Se non va, sarà la conferma di quello che molti italiani pensano di lui. Arrivederci domenica 27, ministro.