Giuseppe Conte si ostina a giocare all’antimafia. Ma lui e Bonafede quanti ne liberarono?

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Giuseppe Conte si ostina a ricordare il compleanno di Paolo Borsellino in aula. Lo fa nel corso di una filippica contro il governo Meloni colpevole, secondo lui, soprattutto del decreto anti-rave, che evidentemente non gli va giù. Ma non è questo, che non gli va giù. A lui e ai grillini come lui brucia tantissimo che il latitante più pericoloso d’Italia, alla macchia da trent’anni, è stato assicurato alla giustizia solo dopo che si è insediato un governo di destra. Lui, che ha fatto il Presidente del Consiglio qualche anno, che ha sempre tuonato contro la mafia, proprio non riesce a capire come mai la cattura è avvenuta con questo governo e non con i suoi. Non è arrivato a dire, come quello scrittore mediocre, che sapevano tutti dov’era, perché poi gli avrebbero risposto “ma se lo sapevate perché non siete andati a prenderlo?”.

Ma come si permette Conte di parlare ancora di giustizia?

Ma è un fatto incontrovertibile che lui Messina Denaro non lo ha preso e la Meloni sì. Per questo forse ieri in aula è stato così duro col governo. Accusandolo di dare della giustizia una visione distorta, di depotenziare i presidi di legalità, proprio nel giorno in cui ha messo – il governo – posti di Polizia fissi nei Pronto Soccorso. Sollevando persino dubbi sull’azione di contrasto di governo alla criminalità. E non era proprio il giorno adatto a farlo. E ha ricordato, appunto, Borsellino. Ma Conte ovviamente non sa, come non sapeva chi era Piersanti Mattarella, che Paolo Borsellino era iscritto al Fuan, il Fronte universitario di Azione nazionale, emanazione del Msi, di cui era un dirigente. Un uomo di destra dunque, e se non si mise in politica fu perché voleva seguire la sua vocazione di magistrato. Ma questo Conte non lo sapeva.

Quando Giuseppi non ricordò il nome di Piersanti Mattarella

Ricordavamo quando definì Piersanti Mattarella un “congiunto” di Sergio, ammettendo però di non ricordarsi il nome. Tanto che l’allora capogruppo del Pd Graziano Del Rio, alzandosi in piedi gli urlò: “Piersanti! Si chiamava Piersanti, signor presidente del Consiglio!, suscitando gli applausi dell’aula. Conte e i grillini sono gente che di giustizia non dovrebbero nemmeno parlare. Chi si è dimenticato che lui insieme col suo ministro della Giustizia Bonafede causarono la liberazione dal carcere di una marea di mafiosi? Se i grillini sono sopravvissuti anche alle ultime elezioni, lo si deve solo al reddito di cittadinanza, tanto è vero che la loro candidata Bianchi ha promesso che ne farà uno “regionale”, pur di raccattare qualche consenso. Ma la Regione Lazio farà giustizia definitiva di quello che rimane dei grillini…