Giustizia: aspettando i referendum, le foto della vergogna. Dell’Aiuto: “Noi avvocati vediamo anche di peggio”

Giustizia, tribunali al collasso (1)

In attesa di votare i 5 referendum sulla Giustizia, fissati per il 12 giugno, le foto qui ottenute da 7COLLI vengono da un tribunale del Lazio. Danno un quadro vergognoso di una situazione complessiva della Giustizia che, oggi, oltre alla riforma attualmente in discussione e contro la quale l’Associazione Nazionale Magistrati ha annunciato uno sciopero, meriterebbe decisamente una maggiore attenzione nel suo complesso.

Tribunali, personale, funzionamento di una macchina che vede oltretutto l’Italia più volte condannata per la lunghezza dei processi e per ingiuste detenzioni appare degna di una riforma più strutturale. Lo chiediamo all’avvocato Gianni Dell’Aiuto del Foro di Roma…

Avvocato Dell’Aiuto, in attesa di votare il 12 giugno sui referendum sula Giustizia, cosa devono pensare i cittadini vedendo queste immagini?

“Le immagini pubblicate, nello specifico, sono indicative della situazione di un singolo Tribunale me che ben può rappresentare molti di quelli italiani. Già in passato il programma TV Striscia la notizia aveva posto in evidenza un contesto in cui privacy e riservatezza passavano in secondo piano e la giustificazione era principalmente quella di carenze di organico e strutturali. Nel Tribunale in questione, e non solo in quello, in molti potrebbero entrare e far sparire un fascicolo o venire a conoscenza delle questioni giudiziarie dei cittadini. Non è una bella immagine della Giustizia.” 

Secondo lei, quindi, non è un caso isolato.

“Purtroppo, no. E non mi meraviglierei se qualche fascicolo sparisse sistematicamente. Confido in un intervento del Garante per la Privacy onestamente.”

La riforma della Giustizia passa quindi anche all’architettura giudiziaria?

“Ritengo sia uno degli aspetti da tenere in primaria considerazione per permettere agli operatori della Giustizia di fare il loro lavoro e, mi consenta, in primis a noi avvocati. Non è la mia una difesa corporativa della categoria, ma una considerazione che deriva dalla circostanza che siamo noi a tutelare i diritti dei nostri assistiti. Siamo noi che ogni giorno ci rechiamo in Tribunale non solo per le udienze ma anche per indispensabili adempimenti di cancelleria che, di fatto, vengono ostacolati se non addirittura quasi negati.”

In che senso addirittura negati”?

Giudichi Lei: le cancellerie del Tribunale civile di Roma sono aperte solo un’ora al giorno e poi solo previo appuntamento e quelle penali due ore. Roma è il Tribunale più grande e, senza togliere niente agli altri, più importante d’Italia. Le necessità dell’utenza non possono essere così maltrattate e non considerate.

Ma non è stato istituito un Ufficio per il Processo per cercare di affrontare la situazione? 

“Mi perdoni, ma l’Ufficio in questione è una struttura di supporto al lavoro dei magistrati e non alla Giustizia. Ha compiti di coordinamento tra l’attività del magistrato e l’attività del cancelliere; di catalogazione, archiviazione e messa a disposizione di precedenti giurisprudenziali; di analisi e preparazione dei dati sui flussi di lavoro. Non ne vedo sinceramente un’utilità reale per l’utenza. Oltretutto non prevede assunzioni in pianta stabile.

E gli avvocati che cosa possono fare?

“Noi prima di tutto siamo i difensori dei nostri clienti e offriamo una difesa tecnica e non siamo, come qualcuno ci ha accusato, quelli che difendono i furbetti o cercano di far assolvere colpevoli. Noi rappresentiamo quel diritto alla difesa (penale, civile e amministrativa) che è riconosciuto dalla nostra Costituzione all’art.24 che, peraltro, non ci menziona in tal senso e, mi permetta, è una grave mancanza a fronte della quantità e tipologia delle norme che disciplinano la magistratura e la sua indipendenza.

Avvocatura e magistratura contrapposte quindi?

“Non ho detto questo. Possiamo immaginare le due file di rematori di una nave, la Giustizia, che dovrebbe essere guidata verso la tutela dei cittadini.” 

Avverto una sua ritrosia a entrare nel problema Giustizia…

“La vicenda Palamara dovrebbe insegnare qualcosa e, sul punto, spero la Magistratura prenda atto dell’accaduto e cerchi di evitare le costanti commistioni con la politica”.