I Centri anti violenza del Comune hanno “dimenticato” Desiree e Pamela. Indovinate perché?

Pamela Desiree

Dieci Centri anti Violenza a Roma: nessuno di loro sarà intitolato a Pamela Mastropietro e Desiree Mariottini. La giunta Raggi ha deliberatamente dimenticato entrambe. L’ennesima vergogna di questa amministrazione pentastellata.

La scusa è presto detta: il Comune di Roma si nasconde dietro il dito del “percorso partecipativo”. Avrebbero scelto i romani. Avete scelto anche voi lettori di 7Colli, lo sapevate? Tutto in base a un cervellotico criterio. Un “processo partecipativo” che conosciamo bene: è lo stesso delle selezioni della classe dirigente grillina.

Attraverso il Municipio o il web, dove pochi “soliti noti” manovrano tutto. Quindi, ovviamente, i centri anti violenza portano i nomi di donne riconducibili all’antifascismo o alla cultura, neanche romane (come la partigiana bolognese morta nel 1944 Irma Bandiera, o la poetessa milanese Alda Merini). E quando non lo sono (come la povera Sara Di Pietrantonio), si parla di giovani vite tragicamente spezzate da nostri connazionali.

Desiree e Pamela: un’amnesia collettiva pilotata dal Comune

Che cosa avevano in comune le povere Pamela e Desiree? Che sono state seviziate e uccise da immigrati. Pamela, romana, uccisa e straziata fuori Roma. Desiree, che non era romana, ma che fu drogata, violentata e uccisa nel cuore della Capitale. Nella rossa San Lorenzo. Entrambe uccise da spietati criminali africani. Nomi che la giunta Raggi, sempre più appiattita e allineata alla sinistra, ha voluto cancellare.

Tra i nomi scelti, spicca l’ipocrisia della scelta nel Municipio dove è stata stuprata uccisa Desiree, che il centro anti-violenza sia stato intitolato all’attrice Franca Rame. Nella più pura ipocrisia grillo-comunista.

Ecco il testo integrale dell’annuncio del Comune di Roma

«Si è concluso il percorso partecipativo per la scelta dei nomi di dieci Centri Anti Violenza, finora denominati con il toponimo dell’area in cui sorgono e adesso intitolati a donne che sono diventate simbolo della lotta al fenomeno, icone di autodeterminazione e libertà femminile oppure a persone che si sono distinte nelle battaglie in difesa e promozione dei diritti delle donne.

I risultati hanno portato alla intitolazione dei seguenti CAV: nel I Municipio ad Alessia e Martina Capasso, nel II Municipio a Franca Rame, nel VI Municipio a Irma Bandiera, nel VII Municipio a Sara Di Pietrantonio, nel XIII Municipio a Palmina Martinelli, nel XIV Municipio a Teresa Buonocore e nel XV Municipio ad Alda Merini.

Per i CAV che si trovano nel IV, V e IX Municipio è risultata ammessa una sola proposta: per il IV Paola Lattes, per il V Angelina Merlin e per il IX Massimo Di Gregorio».