I commercianti di Via della Conciliazione sul lastrico. Ma la Raggi manda la segretaria

Nella fase due della normativa anti-coronavirus da Maggio 2020 i negozi di abbigliamento, di souvenir e articoli sacri avrebbero dovuto iniziare a tirare su le saracinesche. Così come ristoranti e bar. Ma in molti sono rimasti chiusi. Per mancanza di fondi dallo Stato e per mancanza di clienti. A Roma sono stati riaperti i negozi di abbigliamento nelle vie del lusso, da via Condotti a Via Frattina. Ma più di mille punti vendita hanno “scioperato”. Oppure sono rimasti impossibilitati a riaprire strozzati dai costi fissi esorbitanti. Altri hanno aperto e poi hanno dovuto chiudere di nuovo e non si sa fino a quando. Anche in zone centralissime come via della Conciliazione.

Covid a Roma, nella fase due mille esercizi commerciali protestano e non riaprono 

La protesta è stata rivolta in generale contro le misure insufficienti di Governo e Comune per far fronte ai costi di affitto, bollette e tasse. Perché di fatto a parte la Cassa integrazione, le catene che si rivolgono alla massa e al turismo sono state escluse dagli aiuti di Stato. Come dichiara David Sermoneta presidente di Federmoda al Messaggero. E a due mesi dalle riaperture la situazione rimane desolante. Anche Gucci a via Borgognona ha capitolato. I costi di affitto restano alti e i clienti stranieri per ora non tornano. La cassa integrazione è scaduta ieri (12 luglio). E anche molte  gelaterie e ristoranti tra via del Corso e Fontana di Trevi sono costretti a rimanere chiusi.

A Roma come a Milano. Commercianti disperati e multati (video)

Via della Conciliazione, senza turisti non si può riaprire

Via della Conciliazione è vuota grazie al Governo e alla Raggi. E sono praticamente chiusi tutti gli esercizi storici. Non riapriremo fino a Marzo 2021 – dice a 7Colli Raffaella Rossetti, titolare del Caffè San Pietro, bar storico di via della Conciliazione. Oltre che del ristorante turistico Satiricus a via dei Corridori e di due negozi di articoli sacri. Tutti chiusi. L’unica riapertura possibile – spiega – è quella della Tabaccheria dove si alternano lei stessa e una collaboratrice. Gli esercizi con più di due dipendenti rimangono con le serrande abbassate. I costi degli affitti, per quanto di proprietà del Vaticano che è venuto loro incontro, sono troppo alti. Così  come il costo del personale e dell’approvvigionamento. Per fare un esempio il Caffè San Pietro se riaprisse a fronte di un incasso di circa 100 euro al giorno dovrebbe sopportare costi fissi di 2-3mila euro. Un esercizio commerciale storico che grazie al turismo legato al Papa e alla bellezza di Roma frutta normalmente dai 5mila ai 10mila euro giornalieri. Aperto tutto l’anno ma particolarmente attivo da Marzo a Ottobre. Il lavoro vero arriva con le Crociere e i Tour Operator che hanno disdetto la stagione fino a Novembre.

La protesta degli esercenti della Conciliazione per la Raggi non è una priorità e manda la segretaria al suo posto

A Marzo, i titolari di 150 negozi di souvenir e articoli religiosi di via della Conciliazione e dintorni sono scesi in piazza. Hanno protestato contro le misure insufficienti del Governo. Chiedono di essere assimilati al settore turistico per avere gli stessi sgravi fiscali e gli aiuti statali. Il primo a doversi muovere per aiutare i commercianti della capitale dovrebbe essere il Comune di Roma. Con motivazioni di urgenza e necessità prioritaria per impedire che molte di queste attività spariscano per sempre. E invece l’Assessore al Turismo e la Sindaca non hanno ritenuto fino ad oggi di doversi occupare del problema. Lasciando i titolari delle attività commerciali a sbrigarsela da soli. Chi ce la farà perché ha abbastanza forza economica per resistere per un anno intero probabilmente prima o poi riaprirà. Gli altri, pazienza. E la Raggi invitata più volte a un colloquio urgente e puntuale avrebbe negato la propria disponibilità. Incalzata di nuovo dall’associazione dei Commercianti di San Pietro, Porta Angelica e Borgo Pio, avrebbe infatti ritenuto opportuno inviare semplicemente la sua segretaria. Con tutto il rispetto, non è proprio la stessa cosa. Il Governo intanto proroga lo stato di emergenza così che nessuno possa essere licenziato fino a Dicembre. Ma se gli esercizi non riaprono i dipendenti non lavorando usufruiranno di una paga minima. E di fatto saranno costretti a cercare un altro impiego. Con la cassa integrazione in scadenza, non è difficile immaginare anche nella capitale un autunno caldo. Se non arriveranno in fretta le risposte e gli aiuti che ancora non si vedono.

I commercianti: “Non lavoriamo più, fermate i protesti” (video)