Il centrodestra c’è. Ma vince solo se stanno tutti insieme

Il centrodestra c’è e batte un colpo. Nonostante l’alto astensionismo. Che una volta per i partiti cosiddetti ‘populisti’ era sinonimo di sconfitta sicura. Invece, questa volta gli elettori si sono dimostrati più maturi dei governanti. E hanno scelto sulla base di due criteri. Difficilmente contestabili. La credibilità dei candidati, e l’unita’ della coalizione. Sembra facile a dirsi, ma con i tempi che corrono, i risultati di questa caldissima domenica di giugno sembrano un mezzo miracolo. A Genova il sindaco uscente, Flavio Bucci, viene riconfermato al primo turno. Ha amministrato bene, evidentemente. E nessun partito è stato spinto da egoismi personali, da prove muscolari per vedere chi sia il più forte. La gente ha apprezzato, e il messaggio è chiaro. Altro capoluogo di Regione, ottocento chilometri più a sud. Siamo a Palermo, nella Sicilia amministrata da Nello Musumeci. Le liste che appoggiano il candidato a sindaco Lagalla, espressione di un ‘campo largo’, arrivano ben oltre il 50%. Lui un po’ meno, ma sufficiente per essere eletto al primo turno anche qui. E poi Rieti. Con Daniele Sinibaldi primo cittadino già da ieri sera. Ma anche a L’Aquila va benissimo. Insomma, sarà una frase fatta, ma uniti si vince. Gli elettori lo hanno capito. La classe dirigente dovrà farsene una ragione. Nell’interesse di tutti. Ma soprattutto dell’Italia.

Ma con quale alleanza pensate di vincere le elezioni 2023?

Il centrodestra può festeggiare. Ma niente champagne, la strada è ancora lunga. E basta divisioni

Il centrodestra può festeggiare. Perché sostanzialmente tiene alle amministrative. E anzi guadagna terreno. In un banco di prova difficile. Perché senza l’adrenalina delle politiche, anche all’epoca d’oro si zoppicava. Per non parlare del caldo, del voto in un solo giorno. Della tentazione del mare. Pericolo scongiurato dunque. E futuro da guardare con maggiore ottimismo. Ma attenzione a non stappare lo champagne. Perché qualche campanello di allarme rimane. Guarda caso, dove la coalizione ha corso divisa. Come a Parma, o a Verona. Emblematico il caso della città scaligera. Da sempre di destra, ma che ha regalato un 40% al primo turno al candidato progressista Damiano Tommasi. L’ex calciatore, poi ai vertici del sindacato di categoria. E adesso alle prese con una esperienza in prima persona in politica. Un fenomeno? Non proprio. È che qui, Lega e FDI appoggiavano il sindaco uscente Sboarina. Che andrà comunque al ballottaggio. E Forza Italia con Italia Viva l’ex primo cittadino Tosi. Che è arrivato oltre il 20%. Mentre a Parma, e’stata FDI a correre da sola. Insomma, conta poco chi è più bravo. Molto di più, mandare in soffitta l’esperimento di una sinistra alleata organica con quel che resta dei Cinque Stelle. Altrimenti, si conta chi perde meglio. Mentre e’ molto più bello vincere. E lasciare agli altri il compito di spiegare le ragioni della sconfitta.