Intervista di 7Colli ad Ambrogio Crespi: “Ecco come sarà la nostra Ultimo Tv” (video)

Ambrogio Crespi

«Se vogliamo sconfiggere la mafia, sconfiggiamo il mito del criminale in tv e al cinema. Dobbiamo sradicare questa narrazione del delinquente eroe». Ambrogio Crespi parla in un veste speciale, drammaticamente unica. Non solo come documentarista specializzato sui temi della lotta alla mafia, ma anche come persona che ha sperimentato sulla propria pelle la brutalità del carcere. Un calvario giudiziario indicibile, denunciato anche dal nostro sito.

Oggi, Ambrogio Crespi riprende il suo cammino da uomo libero assieme a un mito della lotta alla mafia. Il capitano Ultimo. Lo fa con due progetti ambiziosi: una tv in streaming (UltimoTv) e un Pub della legalità.

Ultimo Tv vuole essere, nell’intenzione del colonnello Sergio Di Caprio e dello stesso Crespi, l’emittente «dell’amicizia, della fratellanza, delle persone, dell’umanità contro quelli che praticano il dominio, la divisione e la discriminazione».

Ambrogio Crespi illustra il progetto Ultimo Tv

«Il Pub della legalità sarà invece uno spazio dove organizzare eventi dedicati ai caduti delle forze dell’ordine, ma alle vittime in generale di ma soprattutto ai femminicidi, per difendere i diritti alla sicurezza delle donne, e anche i morti sul lavoro.
«Sarà un luogo di incontro, di scambio culturale, dove poter ordinare i piatti che portano il nome dei caduti. Forze dell’Ordine, magistrati, giudici, uomini comuni, in ricordo delle vittime, perché noi non dimentichiamo chi ha lottato per le nostre vite».
Crespi ricorda che ci sono tanti servitori dello Stato simbolo che finiscono nel dimenticatoio. «Prenda il carabiniere che ha salvato i bambini dello scuolabus dal terrorista a Milano. Ce lo siamo già scordato. Il problema è che per molti giovani chi indossa la divisa è un avversario».

Ambrogio Crespi ha realizzato, tra i tanti progetti, tre documentari particolarmente emozionanti: Terramia, contro le criminalità organizzate, uno dedicato al Capitano Ultimo e uno al generale Mori. Quest’ultimo è finito nel tritacarne giudiziario e assolto solo poche settimane fa, dopo un calvario durato anni. «La lettera del generale Dalla Chiesa al generale Mori – dice Crespi – è un simbolo che trasferisco ai miei figli. Ha costituito i Ros, ha combattuto il terrorismo, ma è finito a processo ed è stato assolto solo recentemente. Da morto sarebbe stato un eroe, da vivo lo hanno crocifisso».

Il regista rievoca il suo calvario giudiziario: «Non mi hanno spezzato, ho combattuto fino alla fine. Purtroppo non ho potuto leggere una sentenza di assoluzione: volevo leggere “Ambrogio Crespi assolto per non aver commesso il fatto”. Un dolore che mi resterà dentro per sempre. Dovrò affrontare i servizi sociali. Ma vado fiero di ciò che ho insegnato ai miei figli e cioè a rispettare la legge. Il bene alla fine arriva».

Una speranza per gli italiani può arrivare referendum sulla giustizia?
«Sì, i referendum sono una strada, possono essere uno strumento per coinvolgere il cittadino. Ma poi deve muoversi il Parlamento». Per Crespi, i giovani magistrati possono essere «il futuro del cambiamento. L’umanità di un giudice è fondamentale. Prima di mandare in galera una persona il magistrato deve essere sicuro, perché altrimenti rovina la vita di un uomo. Sa cosa mi disse il mio avvocato in uno dei momenti più drammatici? “Crespi, è più facile difendere un colpevole che un innocente”».