La denuncia del presidente Corte dei Conti del Lazio: “I processi troppo lunghi diventano un anticipo di pena”

Tommaso Miele, presidente Corte Conti Lazio

“Un giudizio troppo lungo diventa un anticipo di pena, anche se l’imputato, o il convenuto nel caso del nostro giudizio, non è ancora stato condannato”. Così il presidente della Corte dei conti del Lazio Tommaso Miele nella relazione presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022. “Il giudice – sottolinea Miele – non deve dimenticare che dietro le carte di un processo, dietro ad un fascicolo pieno di carte, ci sono persone – e famiglie – che soffrono ‘la pena del processo’, soprattutto se innocenti, persone a cui vanno date risposte in tempi ragionevoli, in tempi quanto più possibile brevi”

“Il tempo che scorre è già una condanna, specie se già il solo fatto di essere sottoposti ad un processo viene comunque strumentalizzato, attraverso una micidiale macchina del fango, sui media e sui social network – sottolinea – Nell’esercizio della sua funzione, il giudice non deve mai considerarsi estraneo al tormento di colui che è chiamato a giudicare, e giammai deve porsi nei suoi confronti con l’alterigia del migliore, con la presunzione del sapere, con la stolta certezza di chi si ritiene depositario del giusto e del vero, con il vacuo compiacimento del potere. Il giudice deve accostarsi con umiltà alle responsabilità del suo servizio, e deve sapere che ogni suo giudizio, anche il più convinto e meditato, è solo un tentativo di squarciare i veli di una verità che resta pur sempre, ed in ogni caso, relativa”, afferma Miele.

Relazione della Corte dei Conti Lazio: “La giustizia va accelerata”

“Non può non essere rimarcata e denunciata l’eccessiva proliferazione normativa e la non eccellente qualità della regolazione. Anche nel corso del 2021 abbiamo assistito ad una legislazione spesso ipertrofica e confusa nelle prescrizioni”. Così il presidente della Corte dei conti del Lazio Tommaso Miele nella relazione presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022.

“È da diversi anni che la legislazione nazionale tende ad essere sovrabbondante, complessa, poco coerente e finanche contraddittoria. Tale tendenza si è amplificata durante la crisi pandemica, con la proliferazione e l’affastellamento di regimi speciali e derogatori che hanno dato luogo a un “diritto dell’emergenza”, senza avere la minima cura della qualità delle regole, già carente prima della pandemia – prosegue – Oggi il cittadino e gli stessi operatori del diritto, i dirigenti delle amministrazioni pubbliche, e finanche gli addetti ai lavori per trovare e stabilire il regime regolatorio di una fattispecie devono muoversi in uno slalom fatto di norme primarie contraddittorie, norme secondarie, leggi, leggine, decreti-legge che si succedono in contraddizione prima ancora che vengano convertiti in legge, statuti, regolamenti, circolari, linee guida, assurte nelle intenzioni di qualcuno a soft law, atti di indirizzo”.