La minaccia di D’Amato, si fa presto a tornare zona rossa. Ma la gente è arrabbiata e stufa

Si fa presto a tornare zona rossa. E a vedere gli assembramenti di domenica scorsa in via del Corso a Roma o sul litorale sono rimasto basito. Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate alle agenzie dall’assessore alla sanità regionale Alessio D’Amato. Che ha anche espresso un altro concetto. Per sconfiggere il virus bisogna avere senso di responsabilità e la gente deve rispettare le regole. E tornare a quella disciplina che il popolo italiano e i cittadini romani avevano dimostrato a marzo. Concetti certamente giusti, almeno in astratto. Ma che non tengono conto che la situazione psicologica delle persone è molto mutata in questi mesi. Per una serie di motivi, che sarebbe stupido ignorare. O bollare semplicemente come comportamenti irresponsabili. Senza che a sua volta chi governa si assuma le proprie responsabilità.

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La gente ha perso fiducia, e le contraddizioni non aiutano nessuno

Il principale problema sembra essere proprio questo. La gente a marzo aveva ancora fiducia. Di poter uscire da questa situazione assurda in qualche settimana. E di poter festeggiare a fine primavera la sconfitta del virus. E qui sta il primo errore. Che però non si può imputare alla popolazione, che cantava sui balconi e cucinava crostate in attesa di superare ‘la nottata’. Perchè tutta la comunicazione istituzionale lanciava lo stesso messaggio. State buoni a casa qualche settimana, la curva dei contagi calerà. Andrà tutto bene, e ritorneremo liberi e felici. La gente ci ha creduto, ma chi sapeva dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza. E chiedere scusa, invece di minacciare nuove chiusure e sanzioni. Se non saremo abbastanza ubbidienti. Poi è arrivata l’estate, e ci hanno raccontato che con il caldo il virus diventava meno aggressivo. Solo una fake news? Può darsi. Ma fatta circolare anche da luminari e cultori della materia. E il governo si è adeguato, lasciando aperte le discoteche fino a ferragosto. Salvo poi prendersela con chi era andato a ballare, i nuovi untori arrivati dalla Sardegna e dalle località di vacanza. Poi si torna in città, e ci dicono che le scuole restano aperte. Che non sono pericolose per il contagio. Che arriveranno i banchi a rotelle. Ma ad oggi sono chiusi totalmente o parzialmente quasi 400 istituti. E migliaia di bambini sono contagiati, o in isolamento fiduciario. Per non parlare del trasporto pubblico, del commercio e della mancanza di posti letto negli ospedali. Tutto assurdo. Ed è chiaro  le persone hanno sempre più dubbi. E quindi, sempre meno voglia di rispettare le regole. Almeno quelle che non riescono a capire. E che nessuno spiega.

“Gli italiani non hanno fiducia nel governo perché non ha fatto nulla”

Palestre chiuse e ristorazione con il coprifuoco alle 18. Ma nessuno controlla i mezzi pubblici e domenica il mercato di Porta Portese era aperto

Si continua a fare troppa confusione sulla gestione della seconda ondata di coronavirus. In Italia come nel Lazio, e nella città di Roma. Le palestre e le piscine adesso sono chiuse, e i ristoranti così come i bar e i pub devono abbassare la saracinesca alle 18. Però i centri commerciali rimangono aperti, ma non nel fine settimana. A patto che siano al chiuso, perché se la merce viene venduta all’aperto il divieto non vale. Così due giorni fa abbiamo assistito a migliaia di persone accalcate a Porta Portese. Ma andarsi  a mangiare una pizzetta alle otto di sera con quattro amici è tassativamente proibito.

Dai banchi a rotelle agli autobus al calcio. Passando per i colori delle Regioni. Non ci si capisce più nulla, invece di minacciare chiusure servirebbe chiedere scusa

E ancora, se abbiamo dei figli adolescenti che vanno alle superiori, si fa didattica da casa. Ma materne, elementari e medie funzionano in presenza. Perché? C’è meno rischio contagio, o non si sa cosa dire ai genitori che dovrebbero smettere di lavorare per seguire i propri figli sul tablet? Dei trasporti abbiamo già detto, la mattina presto a Roma bus e metro sono pieni come sardine. E nessuno controlla la capienza al 50%. Che rimane solo sulla carta. E allora ci stupiamo che in una domenica di sole la gente esca fuori di casa? Alternativa, restare sul divano a vedere la partita. Tanto in serie A giocano lo stesso, anche con 10 contagiati in squadra. La chiamano ‘bolla’, gli infetti restano in quarantena e i sani in campo. Ammesso che i tamponi fatti siano quelli giusti, visto quanto sta succedendo in queste ore. Abbiamo capito, non c’è cura per il covid e il vaccino forse arriverà nei prossimi mesi. Ma almeno smettetela di prenderci in giro. Per rispetto della gente, e degli operatori sanitari che si fanno ‘il mazzo’ ogni giorno. I  nuovi eroi, certo. Ma anche carne da macello. Abbandonati al loro destino in corsia con gli ospedali che scoppiano. Mentre chi governa discute del colore delle Regioni. Che vergogna.

Covid, Conte divide l’Italia in tre. Ed è scontro con le Regioni