La vendetta della Raggi contro CasaPound non porterà bene ai grillini

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La vendetta di Virginia Raggi. E’ da anni che il sindaco grillino di Roma ha l’ossessione di CasaPound, ed è facilissimo capire il perché. La giunta capitolina non è stata in grado una volta di replicare alle legittime domande del movimento sui problemi della capitale. La narrazione edulcorata che la Raggi faceva di sé stessa e della sua azione amministrativa è sempre stata smentita dalle obiezioni di CasaPound, alle quali, ripetiamo, la Raggi non è mai stata in grado di rispondere. Tuttavia, siccome siamo di fronte a una persona che non ha esperienza di politica, né di dialogo né di confronto, ecco che l’episodio un po’ movimentato di Ostia le ha fatto perdere il lume della ragione.

CasaPound si è macchiata del reato di lesa maestà

Ha iniziato a scrivere a tutti, chiedendo l’immediato sgombero, riuscendo un po’ a smuovere le acque. Ed è incredibile che con i problemi gravissimi di Roma, con intere porzioni del territorio sfuggite al controllo legittimo del comune, la priorità della Raggi sia un’occupazione a scopo di emergenza abitativa, come via Napoleone III. Lì non si spaccia, come alla stazione Termini, alla Tiburtina o all’ex colonia di Ostia. Lì vige la legalità, si sa chi c’è e che attività svolgono. E poi lì non c’è degrado come in altre zone di Roma né c’è egoismo di alcun tipo. E lì non c’è neanche alcun rischio sanitario. Ma il meccanismo politico e giudiziario si è messo in moto e il reato commesso da CasaPound è quello di lesa maestà.

La Raggi apre così la sua campagna elettorale

Ma c’è anche un altro motivo per la persecuzione verso CasaPound. Ed è l’ormai certa ricandidatura del sindaco peggiore di Roma di sempre, che spera di raccattare voti dalle frangie più estremiste della cittadinanza. E anche per questo che non sgombera o bonifica luoghi che andrebbero sgombrati e poi sanificati. Comunque, in queste ore la procura di appresta a notificare il sequestro preventivo dell’immobile. I grillini hanno subito tentato di contrabbandare la notizia mediaticamente come una loro vittoria. Argomento da usare poi in campagna elettorale: “Eh, ma noi abbiano sgomberato CasaPound….”. Ma sono proprio sicuri che la cittadinanza consideri questo non tanto una priorità, certamente no, ma almeno una cosa ben fatta?

Su chi ricadrà la responsabilità di tutto questo?

Insomma, a Roma ci sono 80 immobili da sgomberare, di cui 23 urgenti. L’accanimento di Raggi e compagni potrebbe portare quello di CasaPound nei primi venti posti. Ma da qualsiasi parte lo si guardi, anche da sinistra, non può non apparire chiaro che siamo di fronte a una palese violazione della libertà. A CasaPound abitano delle famiglie, il luogo è stato riqualificato e ben tenuto, vi si svolgono attività sociali e culturali di primissimo livello, non ci sono traffici illegali di alcun genere come negli altri centri sociali, il movimento è ben inserito nella comunità del quartiere. Da osservatori, ci sembra che questo sia il colpo di coda degli agonizzanti grillini, la cui tomba è ben sigillata. Ma i politici più avveduti non tarderanno a comprendere che la responsabilità di questa profonda ingiustizia ricadrà a tutti i livelli su chi al confronto e al dialogo ha preferito lo scontro e la prepotenza.