L’onorificenza a Tito sarà revocata: dopo decenni di congiura del silenzio Dc-Pci su foibe ed esodo

tito esule

Un sospiro di sollievo si alzerà dalle depressioni carsiche dove dal 1943 al 1945 i comunisti, slavi e non solo, del maresciallo Tito gettarono almeno ventimila italiani, anche vivi. Dovevano pagare solo la colpa di essere italiani. Una autentica pulizia etnica ordinata dal capo jugoslavo di allora. Un crimine come troppi ce ne sono stati nel secolo scorso. Ma la cosa che fa rabbrividire è che al maresciallo Tito l’Italia repubblicana concesse il titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Accadde il 2 ottobre 1969, quando la tragdia delle foibe e dell’esodo forzato degli italiani erano già conosciute, sebbene fosse stata messa la sordina dal governo italiano. Il presidente era il socialdemocratico Giuseppe Saragat. E ciò senza che, nei quasi 80 anni che ne seguirono, nessuno pensasse di revocarlo.

L’iniziativa di Fratelli d’Italia sull’onorificenza a Tito

Finalmente ieri il gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, primi firmatari Walter Rizzetto, il capogruppo Tommaso Foti e la deputata triestina Nicole Matteoni, presenta un progetto di legge per inserire nell’ordinamento italiano la possibilità di revoca del titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana a chiunque, anche se defunto, come il Maresciallo Tito, si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità. Però c’è un problema, come spiega lo stesso Rizzetto: “La legge istitutiva dell’Ordine dei Cavalieri della Repubblica prevede che non si possa annullare l’onorificenza a persone nel frattempo decedute. Da qui l’iniziativa di Fratelli d’Italia di modifica della legge per poter poi revocare il titolo di Cavaliere al sanguinario dittatore comunista jugoslavo”.

Da una parte si ricordano le vittime delle foibe e dall’altra si esaltano i carnefici?

Come oggi noto, per decenni si celarono, escludendoli dalla narrazione storica e pubblica, i fatti legati agli italiani che persero la vita nelle foibe. Oggi la verità storica ristabilita, è assurdo che la Repubblica Italiana celebri la memoria delle vittime delle foibe in occasione del Giorno del Ricordo e che contemporaneamente annoveri tra i suoi insigniti proprio chi ordinò la pulizia etnica degli italiani in Istria e nell’Adriatico orientale. Sì, perché dei ventimila – i numeri non saranno mai certi perché ancora si trovano fosse comuni – non tutti furono infoibati. Molti ferocemente annegati al largo delle coste dalmate. Per anni il Msi fu l’unico partito a ricordare la tragedia delle foibe e chiedere giustizia per i nostri connazionali innocenti trucidati dai comunisti di Tito.

Gasparri: accelerare l’iter delle mie due proposte di legge su questo

“Sulla vicenda interviene anche il senatore Maurizio Gasparri, che negli anni si è sempre occupato di questa tragedia. “Sarebbe opportuno accelerare l’iter di due proposte di legge che ho presentato in Senato, e che contribuiscono a ristabilire verità sui fatti accaduti e conoscenza di questi episodi”. E spiega: “Il primo è finalizzato alla revoca dell’onorificenza a Tito, il dittatore comunista che è stato artefice dei peggiori eccidi e che non merita, in nessun modo, di essere iscritto tra i personaggi encomiati dal nostro Paese. Responsabile delle stragi delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, Tito si ricorderà solo per i gravi reati che ha commesso contro l’umanità”.

La revoca atto dovuto contro il negazionismo comunista

Anche Gasparri ricorda che “la legge attuale impedisce di procedere alla revoca di onorificenze a persone defunte. Ma l’approvazione della mia proposta, che colmerebbe questo vuoto – aggiunge- sarebbe un segnale forte e un atto dovuto contro ogni negazionismo. Così come lo sarebbe la seconda proposta che ho presentato per sostenere i viaggi delle scuole nei luoghi di queste tragiche vicende – continua Gasparri -. Una iniziativa per far conoscere, soprattutto ai più giovani, storie di uomini e territori troppo spesso nascosti, un gesto di rispetto e attenzione in onore di tutti gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia che hanno perso la loro vita o costretti a lasciare la propria casa e la propria terra”.

Anche l’Ancri, l’associazione degli insigniti di quella onorificenza, condivide l’iniziativa

Sollievo anche dell’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Ancri). “Apprendiamo con grande sollievo che presentano un nuovo progetto di legge per revocare il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana al maresciallo Tito. L’Ancri lo chiede da 7 anni”. Lo spiega il prefetto Francesco Tagliente: “Con una lettera scritta nella veste di delegato ai rapporti Istituzionali dell’ nel 2016 ho chiesto, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Quirinale, di valutare la possibilità della rimozione dagli elenchi del Quirinale le Benemerenze Omri concesse ai carnefici delle Foibe, tra cui il maresciallo Tito. Attendiamo fiduciosi l’iter legislativo”.

Nel 2020 mozione alla Camera sullo stesso argomento. Prima firmataria Giorgia Meloni

Tagliente ricorda che il 12 febbraio 2020, il gruppo di Fratelli d’Italia propose una mozione alla Camera. Impegnando il governo ad “adottare ogni possibile iniziativa di competenza finalizzata alla revoca della più alta onorificenza della Repubblica italiana concessa al Maresciallo Tito, anche post mortem”. In ragione del fatto che l’insignito si è macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità universalmente riconosciuti, anche nella prospettiva di sanare, seppur in parte, la ferita del confine orientale, rendendo il giusto tributo alle migliaia di vittime e di porre rimedio a questa inaccettabile “distorsione”. Il primo firmatario di quella mozione era l’attuale Capo del Governo Giorgia Meloni.