Malasanità: diventa disabile dopo la terapia oncologica. La Asl condannata a risarcire il paziente

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“Sentenza storica per le vittime di malasanità. Scatta l’operazione trasparenza in ospedale. Per la prima volta in Italia un tribunale ha stabilito che l’azienda sanitaria, sotto accusa per un danno provocato dal suo staff a un paziente, deve collaborare con il presunto danneggiato. Deve fornire tutti i documenti e le perizie necessarie per far emergere alla fine la verità dei fatti e risarcire eventuali errori. Merito di una pronuncia della Corte Costituzionale di pochi mesi fa, applicata dal tribunale di Treviso. Primo caso, appunto, nel nostro Paese”. Lo riporta in una nota Omega – Osservatorio medico-giuridico assicurativo.

La vicenda di Malasanità a Treviso

Il paziente M.B. lamentava “la sussistenza della responsabilità contrattuale dell’ULSS per avere i sanitari commesso un errore tecnico consistito nella lesione iatrogena del VI nervo cranico sinistro, che gli aveva provocato rilevanti esiti permanenti e una prolungata malattia di natura iatrogena”. L’episodio risaliva all’estate 2019. La presunta vittima aveva chiesto la nomina di un “consulente tecnico” per accertare le responsabilità, tuttavia l’Asl 2 di Treviso si era opposta. E un primo giudizio aveva dato ragione all’azienda ospedaliera, “ritenendo che il danneggiato non avesse indicato con precisione la condotta asseritamente inadempiente dei sanitari, omettendo quindi di contestualizzare con precisione i profili di censura e di responsabilità ascrivibili alla condotta tenuta dai sanitari della struttura coinvolta, condannando altresì il ricorrente al pagamento delle spese di lite” .
M.B., assistito dall’avvocato Matteo Mion, non si è dato per vinto e ha presentato ricorso in virtù di una pronuncia, la 202, della Consulta emessa il 24 ottobre 2023, sostenendo l’illegittimità di un articolo del codice di procedura civile nella parte in cui non consente “di proporre reclamo … avverso il provvedimento che rigetta il ricorso per la nomina del consulente tecnico preventivo ai fini della composizione della lite”.

Risultato finale: nei prossimi giorni sarà nominato un consulente tecnico che stabilirà i colpevoli, con relativo risarcimento danni, dell’operazione che – a detta della difesa- ha causato a M.B. “rilevanti esiti permanenti, quali strabismo e diplopia, iponatriemia ed altresì la necessità di deambulare con l’ausilio del deambulatore, oltre ad una prolungata malattia di origine iatrogena”.

“All’apparenza può sembrare una sentenza tecnica, in realtà è un giudizio rivoluzionario. Troppe volte le vittime di malasanità non hanno potuto ottenere i risarcimenti che meritavano a causa di paletti, opposizioni o dinieghi portati avanti dalle strutture ospedaliere. Adesso cambia tutto”, commenta l’avvocato Matteo Mion. “Grazie alla pronuncia della Consulta inizia la vera operazione trasparenza, basta porte chiuse, o mail e telefonate senza risposta. La sanità è un settore delicato, la stragrande maggioranza del personale svolge un lavoro encomiabile con le risorse che ha a disposizione, proprio per questo gli errori o le negligenze devono emergere e non essere annegate nella burocrazia, così da isolare chi sbaglia e salvaguardare la professionalità e competenza dei tanti medici che salvano vite ogni minuto”, conclude Mion.