Matteo Messina Denaro è grave: “Il tumore è al quarto stadio, non può stare al 41 bis”

Messina Denaro

Le condizioni di Matteo Messina Denaro “sono peggiorate e non sono compatibili con il carcere duro”. E’ quanto afferma l’avvocato del boss mafioso Alessandro Cerella sostenendo che “deve essere assistito 24 ore al giorno”. Cerella ha incontrato il boss nel carcere de L’Aquila a fine luglio. “A strettissimo giro – aggiunge – presenteremo istanza per il ricovero ospedaliero”.

Messina Denaro dice ancora l’avvocato, “assume un po’ di acqua ed integratori ed è molto dimagrito. I medici dell’ospedale dell’Aquila che lo hanno preso in cura da gennaio non lo vedono tutti i giorni e lui ha bisogno di una assistenza giorno e notte da parte di una infermiera”. Per questo, sostiene, deve essere trasferito in ospedale. “Con la mia collega Lorenza Guttadauro, che è sua nipote – conclude il legale – stiamo decidendo la strategia più efficace”.

L’ex ministro De Lorenzo: è decisivo il parere dei medici

“Per trasferire in ospedale un paziente detenuto, malato di cancro, serve il parere del medico dell’istituto di pena e dell’oncologo che lo segue”. I sanitari devono “indicare se l’assistenza di cui ha bisogno è di tipo ospedaliero, ambulatoriale o di altra struttura”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Francesco De Lorenzo, ex ministro della Sanità, da tempo impegnato nella difesa dei diritti dei pazienti oncologici e presidente della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), in merito all’aggravamento delle condizioni di Matteo Messina Denaro, che, secondo il suo avvocato Alessandro Cerella, con un tumore a quarto stadio ha necessità di “un ricovero immediato, non si regge più in piedi”. De Lorenzo spiega che, in generale, il “percorso è già definito per una persona in fase avanzata di malattia che si trova in carcere”.

Matteo Messina Denaro: l’ipotesi di lasciare il carcere

“Non c’è materia di contesa. Il magistrato decide in base a quanto dicono il medico del carcere e l’oncologo”. Nelle condizioni denunciate dall’avvocato di Matteo Messina Denaro, “la questione è se deve rimanere nella struttura in cui sta o se deve essere trasferito, perché, teoricamente, anche al quarto stadio di malattia tumorale si possono fare trattamenti ambulatoriali”. Ovviamente, anche dal punto di vista strettamente medico, tralasciando ogni altra considerazione, “non c’è possibilità di cure domiciliari”.

Ma se, per esempio, “il malato necessita di trasfusioni va inviato, sempre in base al parere del medico carcerario, in un centro dove possano essere fatte. I trattamenti in fase finale di patologie richiedono monitoraggi continui che possono essere fatti in strutture apposite. Credo, quindi, che nel momento in cui diventerà necessario, il paziente sarà trasferito”.