Mennuni (FDI), il fallimento di Roma Metropolitane sarebbe una tragedia

Sul rischio concreto di fallimento per la società Roma Metropolitane è intervenuta anche la consigliera comunale di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni.  Che ha ripreso sul suo profilo Facebook il grido d’allarme lanciato due giorni fa dal quotidiano La Repubblica. In un articolo firmato da Mauro Favale e Lorenzo d’Albergo. Che hanno a loro volta riportato quanto scritto da Andrea Mazzotto, commissario liquidatore della partecipata del Campidoglio. Riflessioni contenute in cinque pagine, fatte pervenire mercoledì scorso direttamente alla sindaca Virginia Raggi. Nelle quali la situazione di Roma Metropolitane verrebbe semplicemente bollata come ‘insostenibile’. La vicenda ormai purtroppo è molto chiara, e affonda le sue radici nella volontà dell’amministrazione grillina di mettere in liquidazione la sua società deputata a tenere i rapporti con il consorzio Metro C. E a realizzare altre cose a dir poco fondamentali per il trasporto pubblico a Roma. Come alcuni corridoi della mobilità e l’ammodernamento e messa a norma delle linee A e B della metro.

Purtroppo però negli anni i debiti sono aumentati, non certo per colpa dei dipendenti. Per la maggior parte molto qualificati. Ma per una serie di ritardi e contenziosi persi. Che alla fine hanno portato al blocco dei conti correnti. Con le buste paga dei lavoratori congelate per due mesi. E la scelta del Comune di puntare sulla procedura di liquidazione.

https://tuttiperroma.com/news/roma-metropolitane-a-un-passo-dal-fallimento-rischio-paralisi-del-trasporto/

Il 31 marzo ultima data utile per evitare il fallimento. Ma per la Mennuni Raggi pensa solo ai rimpasti di giunta

Il prossimo 31 marzo sarebbe l’ultima data utile per evitare il definitivo fallimento di Roma Metropolitane. Che porterebbe con se’ la impossibilità di prolungare la linea C nei prossimi anni. Ma ancor peggio, il rischio concreto di dover chiudere sia la A che la B. Se non verranno compiute quelle opere di ammodernamento e di messa in sicurezza previste dalla legge. “Mentre la Raggi effettua l’ennesimo inutile rimpasto di giunta cambiando l’assessore alla cultura, Roma rischia a breve la chiusura di tutte le sue linee della metropolitana – ha attaccato su Facebook la consigliera di FDI Lavinia Mennuni. Un pericolo gravissimo che darebbe il colpo finale alla già precaria immagine della Capitale. Scoraggiando definitivamente quella ripresa del flusso turistico auspicato per la primavera. Per non parlare della crisi della mobilità che tutti i romani sconterebbero sulla loro pelle”.

”Una situazione causata dalle errate scelte dell’amministrazione pentastellata ad iniziare dalla messa in liquidazione di Roma Metropolitane. Il cui evitabile fallimento porterebbe al blocco dei cantieri, delle linee esistenti e al collasso definitivo del trasporto della capitale d’Italia. In quanto Consigliere di Roma Capitale, chiedo alla Raggi misure risolutive. Con la convocazione immediata di una assemblea capitolina straordinaria”. Fin qui la consigliera capitolina del partito di Giorgia Meloni. Ma anche sindacati e lavoratori sono sul piede di guerra.

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Quella liquidazione che forse si poteva evitare

Le polemiche delle opposizioni e le proteste di lavoratori e sindacato nascono proprio dalla scelta operata dal Campidoglio. E dall’allora amministratore unico di Roma Metropolitane Giovanni Mottura. Che oggi è direttamente alla guida dell’ATAC. Infatti, secondo le parti sociali i debiti potevano essere ripianati direttamente dal Comune. Tramite una opportuna variazione di bilancio. Trattandosi di fatto di una sua società partecipata. Così facendo, si sarebbe potuto lavorare a un nuovo piano industriale. E decidere con più calma sul futuro. Invece ormai la frittata sembra essere stata fatta. E i tempi per rimediare a questa ennesima figuraccia sono strettissimi. Intanto il governo ha nominato proprio per la metro C un commissario straordinario (Maurizio Gentile ndr). Che però rischia di arrivare non trovando più niente da amministrare.

Roma metropolitane a rischio crack. E ora saltano pure gli stipendi