Metodi sinistri: ora D’Amato vuole intidimidire l’editore del Tempo

d'amato scuola

La vicenda è vergognosa. E rende l’idea del clima di intidimidazione della sinistra al governo. Del perché i grandi giornali non fanno mai inchieste sul Pd. In particolare sugli uomini di Zingaretti. Il personaggio in questione si chiama Alessio D’Amato. Assessore alla Sanità della giunta di centrosinistra. La Corte dei Conti sta indagando sulla sua gestione di alcune centinaia di migliaia di euro. Soldi pubblici, che non sono stati spesi in modo trasparente. In un Paese libero la notizia andrebbe riportata. In Italia, pare di no.

L’inchiesta del Tempo che inguaia D’Amato

Il Tempo ha infatti realizzato uno scoop proprio sulla questione. Ha scritto quello che altri giornali non hanno scritto. Ha documentato l’indagine sull’assessore D’Amato. Lui non ha risposto nei fatti. Non ha smentito le accuse pesanti. Piuttosto che ha fatto? Ha diramato un comunicato stampa relativo alla sanità regionale. Un comunicato stampa che getta discredito sul San Raffaele, di proprietà della famiglia Angelucci. La famiglia che edita Il Tempo. A tutti sembra un attacco in piena regola contro l’editore del Tempo. Insomma, se non posso smentire, ti danneggio. Ti faccio capire che non ti conviene parlare di me. Così la prossima volta non scriverai nulla. Proprio come quasi tutti gli altri giornali, silenti e complici. Sono metodi che hanno aggettivi ben precisi. Sceglieteli voi. Noi li chiamiamo “metodi sinistri”.  

Franco Bechis replica all’assessore di Zingaretti

Oggi Franco Bechis ha riportato i fatti. E ha precisato che questa intimidazione non farà tacere i giornalisti e il suo direttore. «Ha tutta l’aria di un pressing sugli azionisti per fermare le nostre inchieste. Voi vi occupate di me? E io rovino le imprese più importanti dei proprietari de Il Tempo. Può essere che D’Amato così raggiunga il suo scopo prima o poi, dovesse perfino imporre la sostituzione del direttore de Il Tempo. Ma si sbaglia, e di grosso. Qui o altrove continuerò a fare il mestiere che ho imparato a fare piano piano in più di 30 anni: il giornalista. Più troverò prepotenti che minacciano la libertà di informazione, più farò il mio mestiere scavando e cercando di scoprire quel che è nascosto. Continuerò a farlo qui finché me lo concederanno gli editori come è accaduto negli 11 anni trascorsi professionalmente con loro. Ma proseguirò anche dopo, ovunque sia. Perché – ha concluso Bechis – questa libertà non la può soffocare nessun potente. Figurarsi un assessore di una giunta regionale».