Metro: il migrante scavalca e regala un insulto a quei “fessi” che ancora pagano il biglietto (video)

immigrato metro

Il video sta circolando sulle pagine social di Facebook e Instagram e sugli account Twitter: l’immigrato che scavalca i tornelli della metro di Milano e poi mostra alle telecamere di videosorveglianza, con fierezza, le dita medie in segno internazionale del Vaffa è emblematico della situazione che stiamo vivendo nel nostro Paese.

Questa è la situazione, come si vede dal video registrato dalla telecamera di videosorveglianza, la classica CCTV. La dice tutta sulla condotta di certe risorse africane che dovrebbero pagarci le pensioni. Inutile dire che le Boldrini di turno, prese dalle battaglie sulle Barbie, non hanno tempo di occuparsi di queste inezie.

Il gesto in sè appare solo come una pura provocazione di uno dei tanti sbandati che affollano le nostre città. Il problema è che questi sbandati arrivano ogni giorno a frotte sulle coste italiane. Lampedusa docet.

Scavalcare i tornelli della metro? A Milano (e a Roma) è la regola

E sulla situazione di Milano ha scritto una illuminante testimonianza Luigi Mascheroni sul Giornale.

«Scendo in metropolitana, fermata Cordusio. Non ho un biglietto nuovo, fa caldo, sono in ritardo su un altro appuntamento, l’edicola è chiusa, ci sono due macchinette self service. Facendo appello a tutta la mia pazienza e al mio notoriamente esemplare senso civico, mi metto in coda, aspettando il mio turno. Poi, improvvisamente, mi accorgo di due persone di colore che con assoluta tranquillità, parlottando, davanti al gabbiotto dell’Atm, dove ci sono due agenti di stazione, saltano i tornelli. E passeggiano placidamente verso le scale che portano ai binari».

Prendo fiato. Con un autocontrollo di cui vado fiero, con la stessa loro tranquillità, abbandono la coda alla macchinetta, mi avvicino al gabbiotto, batto la mano sul vetro, indico i due che stanno già scendendo le scale, e urlo, rischiando la legge Mancino: «I due neri hanno saltato i tornelli. Salto anch’io!». Cosa che faccio. Non senza una certa eleganza, nonostante siano trascorsi ormai molti anni da quando portavo gloria e medaglie alla squadra di atletica del liceo, specialità corsa a ostacoli.

Comunque. Nell’immediato penso a una reazione dei due agenti, fra i compiti dei quali c’è anche – leggo dal regolamento Atm – la «Verifica del rispetto di tutte le norme di comportamento dei clienti» e la «Verifica dei titoli di viaggio e gestione delle eventuali infrazioni». Invece nulla. Non escono dal gabbiotto. Non verificano i biglietti né ai due neri né a me. Non multano nessuno».

Ecco, appunto questa impunità assoluta, questa indifferenza è l’atto d’accusa più pesante. E più allarmante.