Microcredito col trucco: 4 persone in manette, sequestrati 500mila euro

Avrebbe dirottato finanziamenti pubblici, regionali ed europei, a favore di persone fisiche e giuridiche compiacenti, non rientranti tra quelle ammesse a beneficiare dei fondi, per circa 500 mila euro. Con questa accusa le Fiamme gialle hanno arrestato il responsabile di una azienda romana specializzata nel microcredito. Con lui sono finite in manette altre tre persone.

Tra le accuse peculato e appropriazione indebita

Peculato, appropriazione indebita e auto-riciclaggio. Sono queste le accuse mosse dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, coordinati dalla Procura di Roma, nei confronti di persone ritenute appartenenti a un gruppo criminale. Nell’operazione “Mediocredito” quattro gli arresti (uno in carcere, tre ai domiciliari), divieto di esercitare attivita’ di impresa per 12 mesi per altri quattro. Eseguiti sequestri per 500mila euro.

Le indagini, fanno sapere le Fiamme gialle, hanno consentito di accertare che il presidente di una societa’ capitolina operante nel settore della concessione di microcredito, regolarmente iscritta all’Albo speciale previsto dal TUB, aveva ‘dirottato’ finanziamenti pubblici, regionali ed europei, a favore di persone fisiche e giuridiche compiacenti, non rientranti tra quelle ammesse a beneficiare dei relativi fondi, per circa 500 mila euro.

Come funziovava il trucco del microcredito

 

Al fine di occultare questa attivita’ al Consiglio di Amministrazione della societa’, il rappresentante legale “aveva addirittura contraffatto gli estratti dei conti correnti aziendali. Aveva infatti eliminato i bonifici illeciti”.

La Guardia di Finanza ha verificato come le somme ricevute dai beneficiari siano state girate, simulando rapporti commerciali inesistenti, ad altre societa’ riconducibili al presidente, determinando cosi’ il reinserimento nel circuito economico del denaro provento del reato di peculato.
Disposte dunque nei confronti dell’ideatore del sistema e dei suoi piu’ stretti collaboratori, misure cautelari personali. In particolare, è finito in carcere il principale indagato. Sono ai domiciliari tre suoi presunti complici.

Sequestro preventivo equivalente a un importo totale di circa 500 mila euro. Il tutto sarebbe individuato quale profitto del reato di peculato, nei confronti degli indagati. La Gdf ha effettuato, oltre al sequestro preventivo, anche quello di oltre 430 mila euro. Sempre nei nei confronti delle società destinatarie dei finanziamenti quale conseguenza della responsabilità amministrativa dipendente da reato.