Moriva in scooter due anni fa per colpa di una buca. Il PM, per Luca Tosi fu omicidio stradale

La nuova legge sull’omicidio stradale sta mettendo a posto diverse cose. Almeno sul piano della responsabilità, anche se ovviamente nessuno potrà mai riportare in vita le tante vittime della strada. Che ogni anno segnano con il loro sangue le nostre vie, in una strage assurda che in qualche modo dovremmo tutti contribuire a frenare. Rispettando le regole, per esempio. Ma anche esigendo dalle amministrazioni una manutenzione dell’asfalto degna di questo nome. Perchè le buche uccidono, e purtroppo lo sa bene la famiglia di Luca Tosi Brandi. Il ragazzo di appena vent’anni che il 12 dicembre del 2018 percorreva via del Labaro alla guida del suo scooter Yamaha 125. Aveva appena preso un 29 a un esame sostenuto al S. Andrea, Luca. Ed era felicissimo, brillante studente del corso di Infermieristica. Era già tornato a casa per festeggiare, ma poi si è accorto di avere in tasca del giubbotto il cellulare della sua ragazza. Così è uscito in moto per andarglielo a riportare. E per fare prima ha percorso via del Labaro, il tratto più breve. Ma purtroppo proprio là lo aspettava una trappola mortale. Una buca, profonda fino a 4 centimetri. Che si allungava per diversi metri sull’asfalto, creando anche un dosso. Che ha sbalzato il ragazzo dalla sella, facendolo finire contro il muro di cinta e il cancello di recinzione di una villa. Senza possibilità di scampo.

Le buche di Roma finiscono nei ‘dossier’ della Difesa come emergenza nazionale

Lo scooter impazzito su una buca, così Luca Tosi Brandi moriva a 20 anni nel 2018. Ora i colpevoli risponderanno di omicidio stradale

Viaggiava ai limiti di velocità consentiti dal codice della strada. E indossava il suo bravo casco integrale. Ma nonostante tutto questo il povero Luca Tosi non ce l’ha fatta. Quando il 12 dicembre del 2018 una buca lo ha sbalzato via dal suo scooter, mentre percorreva via del Labaro. Due telecamere di sorveglianza di una villa hanno filmato tutto, e aiutato gli inquirenti a ricostruire l’accaduto. Nessuna colpa per il ragazzo, l’insidia dovuta all’asfalto dissestato non era prevedibile. E neppure evitabile, anche usando la massima prudenza. Così adesso i titolari della ditta di manutenzione che doveva badare a quel tratto di strada dovranno rispondere di omicidio stradale. E rischiano una pena molto severa. Il loro appalto di manutenzione sarebbe scaduto proprio alla fine di dicembre del 2018, ma fino a quel momento mantenere in ordine via del Labaro doveva essere compito loro. Nessuna responsabilità invece è stata accollata al Municipio XV, perché la stesa ditta appaltatrice non avrebbe mai avvisato l’amministrazione del pericolo. Non consentendo quindi di porci rimedio, magari chiudendo la via o segnalando lo stato di dissesto. Cosa che forse avrebbe consentito di salvare una giovane vita. E di evitare una morte assurda a un ragazzo di appena vent’anni.

Il padre di Luca, quella strada è rimasta ancora così. E in quel punto ogni giorno porto una rosa

Da due anni il padre di Luca, Luigi Tosi Brandi, porta regolarmente una rosa nel punto dell’incidente. Dove il 12 dicembre 2018 ha perso la vita suo figlio. Luca non conosceva bene questo tratto di strada, che è sempre sconnesso e pieno di insidie, ha dichiarato l’uomo in una intervista concessa al messaggero.it. Buche e dossi sono ancora là, ha proseguito l’uomo distrutto dal dolore. Eppure costituiscono una trappola mortale. Io stesso ci sono passato diverse volte, ha concluso Luigi. Per capire meglio come mio figlio abbia potuto perdere il controllo del suo scooter. E anche andando pianissimo è quasi impossibile rimanere in sella. La domanda adesso sorge spontanea. Ma in questi due anni non era proprio possibile rimettere a posto quel tratto di strada? Di buche a Roma si continua a morire, e il Comune e i Municipi non possono continuare a far finta di niente.

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