Musk, il ‘’saluto romano’’ accende la polemica: ma è proprio quello che vuole

Cosa accadrebbe se un supereroe della Marvel decidesse all’improvviso di iniziare una carriera politica sfruttando il proprio super potere e quindi demarcando sfacciatamente una certa superiorità di potere, appunto, rispetto al suo elettorato? Un supereroe rimane tale soltanto se ridimensiona sé stesso, abiurando la sua potenza, mettendola al servizio delle persone. Nel momento in cui da ‘’servo’’ delle persone diventa ‘’capo’’, allora il tutto potrebbe cambiare.
Forse assisteremmo alla nascita di un anarco-capitalista con tendenze fascistoidi. Ne verrebbe fuori un personaggio istrionico, plateale, narcisisticamente tronfio, in pieno delirio di volontà di potenza che si vanterebbe di porsi al di là del bene e del male. Un super ricco – perché questo è il vero super potere americano, Bruce Wayne a suo modo lo insegna – che ‘’gioca’’ con i simboli mortiferi che hanno segnato la recente storia dell’Occidente. Giocare con la memoria, con i valori, con le vittime della storia come se nulla fosse, soltanto per far discutere, parlare e aumentare la copertura del proprio hashtag.

Un gesto per aumentare la propria popolarità?
Nelle ultime ore, a seguito dell’entrata ufficiale di Trump e Musk nei salotti istituzionali della Casa Bianca, impazza sui social e sulle homepage delle principali testate giornalistiche la discussione sul gesto fatto da Musk davanti al popolo americano. Un gesto che è uno strano mix di nostalgici impulsi e un’estetica da fumetto, superomistica (sembra la posa della Squadra Ginew in DragonBall o quella assunta dagli Avengers nei poster cinematografici), in altre parole un gesto che è una americanata bella e buona. Un’americanata però che viene incontro a diverse esigenze: da una parte quella di strizzare, forse, maliziosamente l’occhio a una certa destra reazionaria affascinata da un passato muscolare, e dall’altra quella di continuare ad aumentare i click sul proprio nome, posizionandolo sempre più in alto nelle ricerche Google. A Elon Musk, insomma, quello che interessa è semplicemente far discutere, far girare e circolare il suo nome nella rete, nella mente delle persone, occupare quanto più spazio possibile e parallelamente far fruttare i suoi investimenti economici.
Bene o male, l’importante è che se ne parli
Il multimilionario Patron di SpaceX e Tesla, ormai consacrato a vero punto di riferimento della nuova presidenza Trump, insieme al tycoon, nelle ultime ore, è stato il protagonista indiscusso dell’inauguration day. Un anarco-capitalista che è anche un narcisista eccentrico e accentratore, dal momento che, ancora una volta, ha fatto di tutto per sottrarre a Trump l’attenzione dei media e dei social, sfruttando proprio una gestualità ambigua, che però, a ben vedere, se potrà risultare ambigua per un americano, per noi europei è quantomai esplicita: ‘’il saluto romano’’.
Ovviamente nessuno di noi insinua che Musk sia inconsapevole di tutto ciò, né che una massiccia assunzione di ketamina abbia anestetizzato il suo giudizio. Pensiamo soltanto, come di fatto stiamo vedendo, che l’obiettivo dell’anarco-capitalista è stato raggiunto: anche oggi si parla di lui, anche oggi il suo nome è in alto negli indici di ricerca Google e negli hashtag social. Proprio in queste ore il nome più cercato su Google è Elon Musk e non Trump. Ancora oggi il suo brand si fa spazio nella nostra quotidianità. Lui si è difeso, ad ogni modo, affermando che i suoi avversari «Francamente, hanno bisogno di sporchi trucchi migliori. L’attacco “tutti sono Hitler” ha così stancato», ha scritto Musk sulla sua piattaforma X. Ma anche questo fa parte del gioco: una sua risposta è un’altra notizia, un’altra fonte di discussione, un’altra volta il suo nome che sale negli indici di ricerca e che continua a fatturare sulle nostre teste impegnate nel formulare le più brillanti opinioni sull’argomento. Mentre il supereroe vola in alto, al di sopra di noi con l’obiettivo di arrivare anche su Marte.
Claudio Oreste Menafra