Neanche al governo piace la stretta di Conte. Gasparri: “incapaci”

governo dpcm

Contenuti dell'articolo

Il dpcm di Conte non solo non piace all’opposizione, ma anche nel governo storcono il muso. “Non ci fidiamo del governo, non ci fidiamo di interventi annunciati e non realizzati. Ricordiamo gli inganni del passato e tutto quello che è stato detto e che non è stato fatto. Vogliamo risposte immediate per il commercio, la ristorazione, il lavoro autonomo. Il governo ha maneggiato decine e decine di miliardi ma non ha fatto nulla per il lavoro autonomo e per chi non ha un reddito garantito”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

“Dal governo avversione culturale verso chi produce”

“C’è un’avversione culturale dei partiti che stanno a Palazzo Chigi nei confronti di questi settori della vita italiana. Insieme al commercio, alla ristorazione, ad artigiani e professionisti vogliamo richiamare l’attenzione sul mondo del cinema, del teatro, della cultura. Settori fondamentali abbandonati a se stessi. Così come lo sport, le palestre, le piscine. Una confusione gestionale. Un’incapacità totale. Prima un annuncio, poi il suo contrario. Commissari su commissari. Annunci di banchi che non sono arrivati. Incapacità di gestire le code per i tamponi. Una Caporetto degli incapaci al governo.

Gasparri: Conte inadeguato

Del resto quando si sceglie un presidente del consiglio a caso, non può che venir fuori una persona inadeguata come Conte. All’istruzione la Azzolina, alla politica estera Di Maio e un suo collaboratore che scambia il Libano con la Libia. Noi – continua Gasparri – vorremmo collaborare con gli italiani, non con questi incapaci. Noi vogliamo una discussione trasparente in parlamento non telefonatine o videoconferenze all’ultimo secondo. Ma è giusto anche chiedere che il Paese possa passare il prima possibile a un’altra fase. Non è un ricatto. È la constatazione che nel momento peggiore della vita italiana ci sono i peggiori al governo. Né personalmente ritengo che governi di unità nazionale con i somari siano un orizzonte possibile”, conclude il senatore di Fi.

Le perplessità della maggioranza sul dpcm

Ma anche in ambito della maggioranza ci sono perplessità. Ho sempre pensato che, laddove c’è un protocollo e laddove il protocollo viene rispettato con rigore e severità, il rischio di contagio è estremamente basso. Quindi su questa misura”, quella della chiusura di bar e ristoranti alle 18 prevista dal nuovo Dpcm anti Covid-19, “non sono pienamente d’accordo anche se poi la decisione viene presa sui dati, guidata da un Comitato tecnico scientifico”. Lo ha spiegato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto ad Agorà su Rai 3.

Sileri: non ha senso chiudere a caso

Il viceministro si è detto “perfettamente d’accordo con la professoressa Viola”, l’immunologa dell’università di Padova convinta che non abbia senso chiudere a caso. E che invece le chiusure andrebbero definite in base ai dati relativi all’andamento dei contagi nei vari luoghi di aggregazione. “I dati dovrebbero essere in possesso chiaramente del Cts – ha confermato Sileri – Andrebbero analizzati per ogni tipo di categoria, dal trasporto alle palestre ai ristoranti, e in base ai dati, laddove vi è un rischio di contagio documentato, lì è chiaro che serve una chiusura”.

Renzi: chiederò al premier di modificare il decreto

Chiederemo al Premier di modificare il Dpcm”. Lo scrive Matteo Renzi nella enews. “Serve un piano, una visione, una strategia. Non rincorrere gli eventi, ma prevederli come stiamo dicendo – spesso inascoltati – da mesi. Diremo queste cose in Parlamento, al Premier Conte – che sosteniamo – sperando che ci ascolti e che cambi il Dpcm, nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva”. “Teresa Bellanova, da ministra delegata, sta combattendo per i ristoranti e soprattutto per la filiera collegata. Elena Bonetti, da professoressa universitaria prima ancora che da ministra, sta chiedendo quali siano i modelli matematici che supportano le decisioni del Governo. Alcuni amici hanno lanciato una petizione per tenere aperti i luoghi di cultura e le palestre”.