Omicidio stradale a Tivoli: condanna definitiva per l’uomo che ha investito Daniela Circelli

La dinamica dell’incidente è stata ricostruita con precisione: Daniela Circelli, 39 anni, si stava recando al lavoro quando è stata investita sulle strisce pedonali da una Volkswagen Golf che procedeva a 85 km/h, in una notte di pioggia a Tivoli Terme. A riferirlo sono stati gli inquirenti, che hanno specificato come il conducente, Mohamed Samy Gebril, un operaio egiziano di 27 anni, dopo l’impatto non si sia fermato a prestare soccorso, scegliendo invece di fuggire.
Gli investigatori hanno aggiunto che l’uomo ha provato a sottrarsi alle sue responsabilità accusando un connazionale, sostenendo che era lui alla guida al momento dell’incidente. La famiglia della vittima ha raccontato di aver vissuto con estrema sofferenza anche questo tentativo di depistaggio, che ha aggiunto dolore a una perdita già insopportabile.

Identificato dopo dieci giorni
Le forze dell’ordine hanno riferito che l’arresto dell’imputato è avvenuto a seguito di dieci giorni di indagini intense, durante i quali è stato possibile incrociare diversi elementi, tra cui i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona. I Carabinieri hanno spiegato che proprio questi riscontri hanno consentito di individuare con certezza il responsabile.
Secondo quanto dichiarato dalla procura, l’uomo è stato poi condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio stradale e calunnia. Il giudice ha confermato di aver accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa, e ha disposto anche la revoca della patente di guida.
Gli investigatori hanno precisato che Gebril aveva sostenuto che non fosse lui alla guida della Golf, ma che le prove raccolte – in particolare il confronto tra dichiarazioni, filmati e rilievi tecnici – hanno smentito la sua versione.
La famiglia di Daniela Circelli ha espresso dolore e sollievo
L’avvocata della famiglia, Tiziana Ronchetti, ha spiegato ai giornalisti che, nonostante nessuna condanna possa davvero colmare la perdita di una figlia, madre o sorella, la famiglia si ritiene soddisfatta che la giustizia abbia funzionato. Ha aggiunto con rammarico che la difesa dell’imputato avrebbe cercato di escludere i parenti dal processo, ma che fortunatamente il tentativo non è andato a buon fine.
La famiglia ha anche affermato che, anche se nessuna pena potrà restituire Daniela, il fatto che oggi ci sia una sentenza definitiva, che stabilisce le responsabilità, rappresenta un piccolo passo verso la verità e la memoria della vittima.
Gli avvocati hanno infine sottolineato che il nome di Daniela Circelli non è rimasto senza giustizia, e che questo processo ha restituito almeno un po’ di dignità alla sua storia.