Pagate o avveleno acqua e cibo. Arrestato hacker che terrorizzava aziende e supermercati

È stato individuato ed arrestato un pericoloso hacker. Che da agosto 2021 era diventato l’incubo di diverse aziende, non solo italiane. E di svariati supermercati. L’uomo, un 47 enne italiano di Trieste, aveva già subito una condanna per truffa e frode informatica. Ed era stato affidato ai servizi sociali.

Il suo piano criminale era complesso, ed ha necessitato di una lunga procedura investigativa. Condotta dalla Polizia postale sotto la direzione della Procura. Infatti, il truffatore si era dotato di diverse mail, tutte non riconducibili a un profilo reale. E da qui, faceva partire i suoi ricatti. Chiedendo una sorta di riscatto, un pagamento in cripto valuta. In assenza del quale, avrebbe provveduto ad avvelenare acque minerali e prodotti alimentari. Con cianuro e veleno per topi. Con rischio per la salute pubblica, e danno di immagine gravissimo per le aziende e le catene di distribuzione colpite.

Per rendere più credibile la minaccia, nelle mail venivano inseriti anche dei video. Che senza far vedere il volto dell’uomo, mostravano la procedura di avvelenamento di alcuni prodotti. Anche se all’esito delle indagini, sembrerebbe che nessuna merce contraffatta sia mai stata realmente reimmesaa in commercio.

Arrestato a Colleferro pirata informatico. Truffava la gente sul web

Le indagini per individuare l’hacker

Adesso però tutto questo è finito. E l’hacker truffatore informatico è stato arrestato, grazie alle tempestive indagini. Dirette dai magistrati del pool “reati gravi contro il patrimonio e stupefacenti” della Procura della Repubblica di Roma. E delegate alla Polizia Postale del Lazio, coordinata dal CNAIPIC del Servizio Polizia Postale.

L’attività investigativa ha consentito di trarre in arresto la persona accusata ora di avere posto in essere i sopracitati tentativi di estorsione. Aggravati, si apprende, “dal danno patrimoniale di rilevante gravità. Con l’utilizzo di modalità atte a celare la propria identità ed in luoghi tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”. 

Come venivano minacciate le aziende dall’hacker

I fatti contestati vanno dall’agosto 2021 fino al maggio scorso. Le vittime dell’hacker venivano ricattate con comunicazioni via mail, che sfruttavano avanzati sistemi di anonimizzazione.

Il presunto estorsore richiedeva il pagamento in criptovaluta di ingenti somme di denaro.  Minacciando l’avvelenamento e l’inserimento in commercio dei prodotti distribuiti dalle aziende contattate. Mediante contaminazione con cianuro, solfato di tallio, topicida.

La minaccia prevedeva anche la successiva divulgazione, attraverso gli organi di stampa, dell’avvenuto avvelenamento dei prodotti. Con rilevantissimo allarme sociale e danno di immagine ed economico per le aziende. Ma soprattutto determinando un potenziale gravissimo pericolo per la salute dei consumatori.

Video e mail nella truffa informatica

Per dare ulteriore forza e credibilità al proposito estorsivo, nelle comunicazioni ricattatorie si andava oltre. E si faceva diretto riferimento ad avvelenamenti e inserimenti dei prodotti nella distribuzione già posti in essere.

La Polizia Postale di Roma ha infatti rinvenuto in possesso dell’indagato anche diversi file-video. Che documentavano presunti avvelenamenti dei prodotti e il loro successivo riconfezionamento. In attesa di eventuale inserimento nella catena di distribuzione al pubblico.

E’ opportuno sottolineare che dalle indagini è emerso che tali azioni non sono state poste in essere. E non risulta che si sia mai verificato l’avvelenamento di prodotti alimentari e di acque, anche grazie alle tempestive indagini eseguite.

Le indagini e i collegamenti con l’estero

Le complesse indagini sono state svolte dal Nucleo Operativo per la Sicurezza Cibernetica (NOSC) della Polizia Postale del Lazio. E coordinate a livello centrale dal CNAIPIC –.  Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche della Polizia di Stato. Ed hanno fatto centro. Facendo emergere notizia di numerose altre aziende, italiane ed europee (in Germania, Francia, Spagna, Austria e Svizzera), vittime del medesimo modus operandi criminale.

Il lavoro delle Procure e l’arresto

Lo scambio informativo internazionale condotto dalla Procura di Roma e dal CNAIPIC, attraverso la cooperazione degli ufficiali di polizia giudiziaria presso EUROPOL è stato efficace. Ed ha consentito di realizzare una preziosa collaborazione investigativa tra i cyber-agenti italiani ed i colleghi della Polizia austriaca. Impegnati in una similare e ben avviata attività investigativa sul medesimo personaggio. Anche attraverso lo sviluppo delle tracce informatiche e finanziarie lasciate sulla scena.

Contestualmente la Procura della Repubblica di Roma avviava preziosa e leale collaborazione, attraverso il desk italiano di EUROJUST , con la Magistratura austriaca. Che consentiva di acquisire alle indagini decisivi elementi investigativi. Collaborazione rivelatasi, poi, decisiva. Pet consentire alle forze dell’ordine di ricostruire le varie tessere del mosaico estorsivo. E convergere sull’identificazione del cittadino triestino come principale indiziato di tutte le condotte illecite.