Parco sull’Appia Antica più maxi casale: ok del Tribunale al bando ‘amaro’ per la sinistra di Roma

Parco sull’Appia Antica più maxi casale: ok del Tribunale al bando ‘amaro’ per la sinistra di Roma: il Tribunale Amministrativo del Lazio ha respinto quest’oggi 16 maggio il ricorso dell’associazione “La Torre del Fiscale“, vecchio concessionario del Parco di Torre Fiscale e annesso maxi casale. Segnando una battuta d’arresto per chi, prevalentemente nel mondo del centrosinistra romano (associazioni, comitati, enti del terzo settore e liberi cittadini), con l’intervento anche di ampi ‘pezzi’ di centrodestra, sosteneva la necessità della continuità della gestione diretta. Senza la necessità, questo va sottolineato, del passaggio da procedure concorsuali, quindi ad evidenza pubblica, con bandi e successivi appalti.
Al centro della vicenda c’è il maxi casale all’interno del Parco di Tor Fiscale, una delle aree più pregiate lungo l’Appia Antica, incastonato tra gli archi secolari degli acquedotti dell’antica Roma imperiale, immerso tra i pini centenari della città eterna che scolpiscono il paesaggio, a due passi dalla via Tuscolana.

Il Tribunale promuove il bando del Campidoglio sul parco di Tor Fiscale, sull’Appia Antica
Il contenzioso giudiziario nasceva dalla decisione del Comune di Roma e del Campidoglio di non rinnovare automaticamente la concessione dell’immobile in uso all’associazione. Ma di procedere invece con un bando pubblico, aprendo la gestione dell’area alla concorrenza.
Una mossa considerata “tecnicamente corretta” dal Tar, ma che politicamente suona come uno schiaffo soprattutto a un pezzo storico della sinistra romana, da sempre legato alla promozione del territorio anche (ma non solo) attraverso enti del terzo settore. Sullo sfondo, secondo i cittadini, vi sarebbe anche un possibile sfruttamento ‘a fini commerciali e di lucro‘ di questi stessi beni dello Stato, così hanno sostenuto, più volte, pubblicamente. Un rischio concreto che, sempre i contrari al bando, continuerebbero a intravedere tra le pieghe di regolamenti e determinazioni capitoline e municipali.
Una scelta politica mascherata da tecnicismo? In campo sinistra e destra
Tale vicenda, tra l’altro, ha causato fortissimi attriti interni al centrosinistra municipale e aveva portato anche alle dimissioni del capogruppo PD in Municipio VII.
Con ricadute considerevoli anche nel centrodestra, che è intervenuto addirittura ai massimi livelli istituzionali. Con il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI) che aveva chiesto l’intervento niente meno che di due Ministeri (Cultura e Interno) per tentare di salvare la “virtuosa esperienza del Parco di Torre del Fiscale con l’obiettivo – così riportava la sua richiesta – di tutelarne il modello di gestione, divenuto simbolo di riscatto della periferia e presidio della legalità sul territorio”.
Niente da fare, il vecchio concessionario e la vecchia esperienza sono finiti, in base all’attuale sentenza del Tar Lazio. Resta salva la facoltà per il vecchio concessionario di presentare ricorso in appello contro tale sentenza. Il bando del Campidoglio, quindi, potrà procedere senza indugio.
Ok, il bando può procedere, addio al vecchio concessionario del parco sull’Appia Antica
L’associazione, attiva da anni nella gestione dell’area con attività culturali, sociali e ambientali, aveva chiesto il rinnovo anticipato della concessione, forte anche di un atto di indirizzo favorevole approvato dalla Giunta del Municipio VII.
Ma tutto questo, secondo il Tar, non ha valore vincolante nei confronti dell’organo tecnico capitolino che ha poi ritenuto necessario predisporre un bando. Nessuna violazione di legge, dunque, ma solo il rispetto di un iter ritenuto più coerente con il principio del buon andamento della pubblica amministrazione.
Il cuore verde dell’Appia finisce in gara
Il nodo centrale della vicenda è il futuro del “Casale stalla” e delle aree adiacenti nel cuore del Parco di Tor Fiscale, un angolo di verde storico e simbolico per il quadrante sud di Roma. La valorizzazione di questi spazi è oggetto di un piano complesso, che vede Roma Capitale puntare a un rilancio “di sistema” degli immobili comunali attraverso l’applicazione del nuovo Regolamento per l’uso dei beni pubblici, approvato nel 2022 dalla giunta Gualtieri”.
Il canone richiesto — 110.000 euro annui di indennità d’occupazione più servizi per un valore di oltre 166.000 euro — ha già provocato polemiche, giudicato da molti come un ostacolo insormontabile per le piccole realtà del terzo settore. Ma l’amministrazione ha tracciato una linea netta: chi vuole restare o subentrare dovrà passare attraverso un confronto aperto, competitivo e trasparente.
Una sentenza che pesa sul centrosinistra
La decisione del Tar rappresenta una sonora sconfitta politica per chi, nel centrosinistra romano, ha sempre difeso l’affidamento diretto dei beni comunali alle associazioni storiche del territorio. Non si tratta solo di una questione legale, ma di una visione della città: da una parte la pubblica amministrazione che reclama la necessità di valorizzare in modo efficiente il proprio patrimonio. Dall’altra un’idea di gestione comunitaria, radicata e partecipata, che vede in questi luoghi non solo spazi fisici, ma presìdi di cittadinanza attiva.
Uno spartiacque nella gestione dei beni comuni
La vicenda del Casale nel Parco di Tor Fiscale diventa così un precedente simbolico per le politiche di gestione del patrimonio urbano. La strada tracciata dal Campidoglio di Gualtieri — quella del bando pubblico come regola — segna un punto di svolta: la stagione delle concessioni “fiduciarie” volge al termine, anche per realtà consolidate e con un forte radicamento sociale.
Nel futuro prossimo, non solo a Tor Fiscale, ma in tutta Roma, chi vorrà gestire spazi pubblici dovrà farlo secondo le regole della concorrenza. Una trasformazione che rischia di spiazzare il terzo settore, ma che — secondo l’amministrazione — punta a garantire maggiore equità e un uso più trasparente del patrimonio cittadino.
