Pena ridotta per Hjorth, uccise il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega

Omicidio

Uccise a coltellate il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. I giudici del terzo processo d’Appello hanno stabilito una condanna a 10 anni, 11 mesi e 25 giorni per Gabriele Natale Hjorth. Cinque mesi in meno rispetto alla sentenza della Corte d’Appello bis.
I giudici della Cassazione, a marzo scorso, avevano stabilito un nuovo processo in Appello per Hjorti, attualmente ai domiciliari a Fregene, limitatamente al trattamento sanzionatorio dichiarando irrevocabile la responsabilità penale.

L’omicidio 6 anni fa

La notte del 26 luglio di 6 anni fa, moriva a Roma in una brutale aggressione, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, a soli 35 anni. 

A strappargli la vita furono 11 coltellate scagliate, come emergerà durante il processo, in soli 20 secondi. Al banco degli impuntati per la morte del militare dell’Arma due ragazzi statunitensi.
“Le sentenze hanno ricostruito la vicenda nei minimi dettagli. Cerciello non aveva motivi per aggredire Elder, che ha tirato subito fuori il coltello sapendo che si trovasse davanti ad un carabiniere perché si era qualificato – spiegava il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesca Loy, chiedendo la conferma delle condanne per i due imputati.

Quella notte Cerciello e un suo collega, in servizio, risposero ad una chiamata che denunciavai un furto. Una volta in via Cossa, i due militari trovarono due uomini sospetti, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, due turisti statunitensi. Come da prassi i militari fermarono i sospettati, ma ne scaturì una violenta colluttazione. A perdere la vita fu Cerciello, contro il quale si scagliò la ferocia di Elder.

La sentenza della Cassazione

Secondo la ricostruzione fatta nelle aule di Tribunale Elder tirò fuori il coltello con una lama di 18 centimetri e pugnalato Mario Cerciello Rega per 11 volte in meno di 20 secondi. Il vicebrigadiere 35enne morì durante la corsa in Ospedale al Santo Spirito di Roma. I giovani statunitensi, all’epoca dei fatti appena 20enni, finirono al processo perché “C’è stato il contributo e la consapevolezza piena di entrambi” come sostenuto dal pm nel primo grado di giudizio.

Solo nel marzo scorso arriva l’amara sentenza per la famiglia di Cerciello: La cassazione ha annullato la condanna ai due giovani americani, rimandati al processo d’Appello. A scarcerare gli americani è la tesi, ritenuta plausibile dalla Corte, che i due non sapessero di trovarsi davanti a due carabinieri, quella notte entrambi disarmati e in borghese.

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