Pendolari Roma Napoli, l’odissea continua (video)

A distanza di quattro giorni dall’ingresso nella fase due continua l’odissea per i pendolari della linea ferroviaria interregionale che collega Roma con Napoli. Si tratta di una ferrovia frequentatissima, perché attraversa zone popolose con gente che per lavorare fa riferimento al grande bacino della città di Roma. Fermate a Pomezia e a Cisterna, poi Latina e giù verso Fossanova, Monte San Biagio e Fondi. Per arrivare ai confini del Lazio allo scalo di Formia Gaeta. Da qui si cambia, e si prende il treno che punta verso Napoli passando per Baia Domizia e Mondragone. Un bacino di centinaia di migliaia di persone e tantissimi lavoratori. Che anche in lockdown hanno continuato a fare su e giù dalla Campania e dal basso Lazio. Perchè molti di loro sono infermieri o lavorano nelle filiere dell’agroalimentare. Ma anche nelle cooperative e nelle ditte di pulizie. Insomma in tutti quei servizi essenziali che non si sono mai fermati. E che hanno consentito all’Italia nonostante tutto di andare avanti. E i problemi del trasporto pubblico che già esistevano prima ovviamente adesso si sono moltiplicati a dismisura. Con posti limitati nei treni, snervanti attese e termoscanner sotto cui passare all’arrivo e alla partenza. Ma di potenziare le corse dei treni ovviamente neanche a parlarne.

Follia a Termini. Pendolari in coda per misurarsi la febbre

Coordinamento pendolari Roma Napoli, a Termini lunghe file per prendere il treno. E per i pendolari è un massacro 

Emilio Rota è il coordinatore del comitato pendolari della linea ferroviaria Roma Napoli. E ha postato su Facebook un video per spiegare come si viaggia sui treni in epoca di coronavirus. Non parliamo delle Frecce o di Italo ovviamente ma delle carrozze destinate ai pendolari. In questo caso lavoratori che dal basso Lazio e dalla Campania vengono e vanno a Roma ogni giorno. I posti disponibili sono stati ridotti circa della metà, spiega Rota. Con la apposizione di segnali di divieto di seduta sui sedili troppo vicini tra di loro. E quindi troppo rischiosi e comunque non in linea con le nuove norme sul distanziamento sociale. E poi percorsi guidati in stazione per separare le entrate dalle uscite, e marker per rispettare le distanze anche per chi resta in piedi sul treno. Ma purtroppo non tutto va per il verso giusto. I dispenser con il gel igienizzante nelle stazioni sono quasi introvabili, ma soprattutto l’obbligo del termoscanner a Termini è un vero massacro. Solo due gate autorizzai all’arrivo, e un unico varco per tutte le ripartenza sulla linea interregionale Roma Napoli. Per misurarsi la febbre e poter salire a bordo dopo il lavoro i pendolari sono costretti ad un massacro di almeno un’altra mezz’ora.

E siccome si andrà avanti così per qualche mese, la Regione Lazio e la Campania devono parlarsi. E sbrigarsi ad aumentare treni disponibili e frequenze. Oltre che provvedere ad igienizzare tutto a dovere almeno due volte al giorno. Non sarà facie, ma per le istituzioni è un atto dovuto. Verso chi ha sempre lavorato spesso per poche centinaia di euro. E che ora non merita di essere abbandonato al proprio destino su una linea ferroviaria che ricorda sempre più il vecchio Far West.