Primarie flop: Torino chiama Roma e lascia intuire che aria tira per il Pd

Si fa presto a dire primarie. Il flop del Pd a Torino non può essere giustificato con l’effetto Covid. La disaffezione degli elettori democratici è nei numeri impietosi.

Nel febbraio di 10 anni fa, quando vinse Piero Fassino, poi diventato sindaco, a Torino andarono a votare in 53mila per le primarie del Pd. Stavolta per investire l’attuale capogruppo in Consiglio comunale, Stefano Lo Russo, i dem hanno mobilitato appena undicimila persone. Inutilmente, Enrico Letta ha minimizzato. La medaglia di latta dei sondaggi darebbe il suo partito in testa. Ma non basta per brindare.  Anzi.

Quanto accaduto a Torino è stato ben sintetizzato da Matteo Salvini. “Disastro Pd. Dai 53.000 voti alle primarie per Fassino, agli 11.651 di ieri. In pochi anni a Torino un calo devastante per la sinistra, ma Letta dice che il Pd è primo partito. Forza Paolo Damilano, con te finalmente a Torino si cambia!”. Così su Twitter il leader del Carroccio.

Primarie Pd: un copione già scritto e la base non ci crede più

Da ricordare, inoltre, che Lo Russo ha vinto sulla base di una distanza sbandierata: “Mai col M5s”. Un proclama che ha convinto la maggioranza degli elettori dem, già abbastanza nauseati dall’alleanza governativa. Il candidato Pd saprà mantenere la parola al momento del ballottaggio? Una domanda che va rigirata anche ai candidati del Partito democratico a Roma.

Le primarie del 20 giugno sono costruite per far trionfare Roberto Gualtieri. Nessuno scommette infatti un centesimo su Imma Battaglia, attivista Lgbt, o su Cristina Grancio, consigliera comunale ex grillina. Né su Giovanni Caudo, nonostante il supporto del redivivo Ignazio Marino. Carneadi come il consigliere Paolo Ciani o il civico Tobia Zevi. Se si eccettua appunto per Gualtieri e per l’ex viceministro Stefano Fassina, dei perfetti sconosciuti.

Anche alle primarie romane del Pd la sfida sarà affrancarsi quanto più possibile dal M5s. Se a Torino la iattura era Chiara (Appendino), nella Capitale, è ancora più chiara: o meglio Virginia. Più si sta lontani dalla Raggi più si viene apprezzati. Appunto come ha fatto il Pd torinese. Vedremo se Gualtieri, vincitore annunciato della farsa delle primarie, al ballottaggio sarà poi coerente. Oppure, farà come da tradizione della ditta Letta. Al momento giusto servirà l’ennesimo voltafaccia, annunciando l’alleanza col M5s. Per gli elettori è un film già visto.